STYLE

5 Settembre 2025

Articolo di

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Michela Frau

La legacy del re della moda

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5 Settembre 2025

Articolo di

Michela Frau
Giorgio Armani eredità legacy
SGP/Giorgio Armani

La legacy del re della moda

Visionario in tutto. Giorgio Armani fu il primo a intuire l’importanza e la forza di uno stile coerente, non piegato al frenetico susseguirsi delle tendenze. «Io non sono né un couturier né un sarto, ma mi sento uno che crea uno stile, uno stilista». È con lui che nasce la figura dello stilista moderno, ed è con lui che si diffonde il verbo del Made in Italy: l’incontro tra chi, da un lato, mette in campo la creatività e chi, dall’altro, la concretizza in abiti creati in serie e non più cuciti a mano da un sarto. È quello che accade nel 1965 dall’incontro con Nino Cerruti, e che prosegue (e si rafforza) poi negli anni Settanta con la fortunata collaborazione con Marco Rivetti del Gruppo Finanziario Tessile di Torino. Arte e concretezza. Creatività e visione, quella del Signor Armani, e pragmatismo e imprenditorialità, quella del suo braccio destro e compagno di vita, Sergio Galeotti, con il quale nel 1975 fonderà la Giorgio Armani S.p.A. Il resto è storia.

Ma Giorgio Armani fu il primo anche in tante altre cose. Nel creare un lungo e fortunato sodalizio con il cinema (oltre 200 i film di cui ha curato i costumi), e con il mondo delle celebrity, da quando nel 1988 aprì il suo primo ufficio di Vip dressing a Los Angeles. Fu poi tra i primi a intuire la necessità di diversificare l’offerta, aprendo nuove linee che potessero rispondere alle esigenze di target diversi. Accadde nel 1991, quando, ispirato dalla strada e pensando ai più giovani, fondò la più accessibile Armani Exchange (A|X). E si ripeté nel 2004, quando il suo amore per lo sport, la disciplina e il gioco di squadra – che altro non sono se non il fondamento del suo lavoro – si tradusse nella linea sportsewear EA7, per culminare quattro anni dopo nell’acquisto della sua Olimpia Milano.

Risale invece al 1998 l’inizio dell’avventura nell’hospitality: dall’apertura del primo dei venti ristoranti oggi controllati dal gruppo, fino all’inaugurazione, nel 2010, dell’Armani Hotel di Dubai, nel cuore del Burj Khalifa. Un’esperienza replicata un anno dopo a Milano, al numero 31 di Via Manzoni, e che, come ultimo atto d’amore – tanto rivelatore della personalità dello stilista piacentino, serio, riservato ma altrettanto legato agli affetti di una vita vissuta sempre circondato dall’amore e dal rispetto di chi lo conosceva – ha portato, pochi giorni fa, all’acquisto della Capannina di Forte dei Marmi. Storico locale della Versilia, ma soprattutto custode di preziosi ricordi legati al primo incontro con Galeotti.

Giorgio Armani

Insomma, con le linee moda, il beauty, i profumi, le collezioni home e tutti i progetti curati con dedizione, precisione e disciplina, Armani ha costruito un impero che nel 2024 ha raggiunto i 2,4 miliardi di euro di fatturato con 8700 dipendenti. Fondato su uno stile sobrio e raffinato, diventato simbolo del Made in Italy nel mondo, e supportato da un sistema valoriale altrettanto forte, concreto e riconoscibile. Se dovessimo scegliere una sola parola che racchiuda il suo lascito, quella non potrebbe che essere «Indipendenza». Indipendenza creativa la sua, svincolata dai ritmi e dall’esigenza di seguire effimere tendenze. Indipendenza delle sue donne, alle quali negli anni Ottanta ha donato autorevolezza accompagnandole nel mondo del lavoro. Indipendenza, infine, societaria.

Pur avendo ricevuto diverse richieste negli anni, Armani ha sempre declinato le proposte di chi si era mostrato interessato a rilevare la sua azienda (il cui valore, non essendo quotata, è difficile da stabilire, ma il Corriere della Sera della sera parla di un patrimonio che per lo stilista di Piacenza si aggirerebbe tra gli 11 e i 13 miliardi di euro, mentre Forbes lo stima a 11,5 miliardi). La cessione avrebbe sicuramente agevolato il passaggio generazionale, ma non sarebbe stata in linea con le volontà dello stilista, ribadite sia con la recente intervista rilasciata al Financial Times, e sia con l’istituzione del piano di successione approvato nel 2016 e rivisto negli anni successivi.

Giorgio Armani Leo Dell

«I miei piani di successione prevedono un passaggio graduale delle responsabilità che ho sempre ricoperto a chi mi è più vicino, come Leo Dell’Orco, i membri della mia famiglia e l’intero team di lavoro», ha dichiarato Armani nell’ultima intervista, che pubblicata a pochi giorni dalla sua morte, sottolinea la naturalezza di un processo volutamente graduale, iniziato tempo fa. Tutti i parenti, a cui si aggiunge il suo braccio destro e compagno di vita Leo Dell’Orco, siedono infatti già nel consiglio di amministrazione e da anni ricoprono ruoli importanti in azienda: sia la sorella Rosanna e il figlio Andrea Camerana, sia le due nipoti Silvana e Roberta, figlie dell’amato fratello Sergio, scomparso anni fa. «Il successo della Giorgio Armani sta nel fatto che dipende dalle scelte di una sola persona, coadiuvata da collaboratori fedeli», disse nelle pagine di Per Amore, la biografia pubblicata nel 2022. Probabilmente, il futuro di Armani risiederà nella fedeltà dei suoi stimati collaboratori.

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