Sempre più brand puntano sul kidswear
STYLE
11 Settembre 2025
Articolo di
Michela Frau
Sempre più brand puntano sul kidswear
Né celebrity, né famosi sportivi o acclamati attori. A dispetto di quanto la stragrande maggioranza di noi avrebbe potuto immaginare, a indossare per la prima volta su un red carpet le creazioni Dior firmate da Jonathan Anderson sono stati due piccoli testimonial d’eccezione: RZA e Riot Rose, meglio noti (per ora) come i figli di Rihanna e A$AP Rocky.
Con nemmeno cinque anni di vita in due, i stilosissimi ometti lo scorso luglio hanno sfilato sul red carpet della première di “Smurfs (I Puffi)” – pellicola per la quale la mamma ha doppiato Puffetta, oltre ad aver firmato la colonna sonora – indossando due look presentati poche settimane prima in occasione dello show SS26 dedicato all’uomo della maison francese, quello che ha segnato il debutto di Anderson alla direzione creativa.
Giacca con revers nero, camicia con fiocco e pantaloni bianchi over (forse il capo più riconoscibile della collezione) per uno, e camicia, cravatta e cargo over con catena per l’altro. Una scelta insolita che testimonia la volontà della maison di LVMH di accendere i riflettori sulla linea kidswear – nata nel 1967 con l’apertura di boutique dedicata al numero 28 di Avenue Montaigne (inaugurata in presenza nientemeno che della principessa Grace di Monaco) – come dimostra anche la nuova campagna Diorling by Baby Dior. Dal taglio cinematografico e dall’estetica decisamente impattante, la nuova adv è stata rilasciata nelle scorse settimane per svelare l’ultima collezione Back to School disegnata da Cordelia de Castellane, direttrice artistica di Dior Maison e Baby Dior.
Ma la griffe francese non è l’unica ad aver diffuso recentemente contenuti dedicati ai clienti più piccoli: accanto a lei anche GCDS, con un simpatico video del backstage di una campagna Kids, e Dolce&Gabbana, che ha invece svelato la nuova collezione per accompagnare i più piccoli nel rientro a scuola con diversi post su Instagram.
«Il lusso è resiliente, specialmente nei segmenti dove artigianalità e valore emozionale si fondono. Nel kidswear la domanda è crescente», ha dichiarato lo scorso giugno il CEO Alfonso Dolce a MF Fashion in occasione dell’edizione 101 di Pitti Bimbo, manifestazione dedicata all’universo del childrenswear che si tiene due volte all’anno a Firenze e alla quale il marchio da anni prende parte.
Le parole del manager evidenziano le potenzialità del comparto dei beni di lusso per bambini, il cui valore, secondo le stime di Future Market Insights, passerà dai 44,1 miliardi di dollari previsti per il 2025 a 76,3 miliardi nel 2035, con un tasso di crescita annuo del 5,8%. Un incremento che l’agenzia di consulenza lega all’influenza dei social media, alla sponsorizzazione delle celebrità e alla crescente domanda di prodotti esclusivi e di alta qualità.
Non è un caso quindi che negli ultimi due anni il segmento del kidswear stia vivendo una fase di rinnovato interesse. Solo nel 2023 ad annunciare il loro ingresso nel mondo della moda kids, sono stati Louis Vuitton, che ha lanciato la sua prima collezione per neonati, il Gruppo Max Mara (in partnership con Brave Kid del gruppo OTB per lo sviluppo della linea bambina di MAX&Co), Jacquemus e Etro che si è affidata invece all’esperienza pluridecennale di Simonetta.
«L’universo Etro è ricco di colori, motivi e ispirazioni che si aprono in modo naturale anche al segmento kidswear, espandendo enormemente gli orizzonti creativi e distributivi del brand», dichiarò a tal proposito l’amministratore delegato Fabrizio Cardinali, le cui parole esplicitano alcune delle motivazioni centrali che spingono i brand a scommettere sulla moda bimbo: l’ingresso in nuovi mercati, canali distributivi e il coinvolgimento di una nuova fascia di consumatori.
È arrivato poi il momento di Vetements. Il founder Guram Gvasalia, come dichiarato da lui stesso a WWD, ha deciso di accontentare i tanti amici che gli riferiscono di non trovare abiti cool per i propri figli. Eccoli accontentati: grazie alla partnership con Alpha Industries, è disponibile una serie di mini abiti forse meno provocatori e dissacranti rispetto a quelli pensati dallo stilista georgiano per gli adulti, ma altrettanto pervasi dal gusto street.
Negli ultimi mesi, invece, sono diversi gli accordi di licenza che sono stati rinnovati o stipulati, tra questi quello di Roberto Cavalli, che ha deciso di affidare produzione e distribuzione all’italiana Arav Group, e quello di BOSS, che ha invece esteso di altri quattro anni il lungo rapporto di collaborazione con CWF Group.
D’altronde, i bambini non sono forse i clienti del futuro?
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