Le sneakers Prada America’s Cup erano avanti anni luce
FOOTWEAR
17 Settembre 2025
Articolo di
Camilla Bordoni
Le sneakers Prada America’s Cup erano avanti anni luce
Cosa unì il casual con lo sportwear? Semplice, le sneaker Prada America’s Cup. Ebbene sì, se ora facciamo la corsa al nuovo modello di “practical shoes” è solo grazie a quella calzatura di Miuccia Prada che quando fu lanciata, nel 1997, era avanti anni luce.
Concepite per la prima volta ben ventotto anni fa per il team Luna Rossa per la sua prima partecipazione all’America’s Cup e pensata come una scarpa più tecnica che alla moda; leggera, con una suola gommata grigio chiaro che garantisse grip sulle superfici scivolose delle imbarcazioni, bordi arrotondati, resistente all’acqua. A tutti gli effetti un prodotto funzionale, studiato più per le esigenze degli atleti velici che per diventare una it shoe. Eppure sarà stata la silhouette o i dettagli rossi fiammanti, ma una manciata di tempo dopo cambiò la percezione del fashion system. Mutò le regole implicite del daywear facendo entrare, o meglio, indossare a gamba tesa le sneaker nel guardaroba.
Due anni dopo il lancio, nel 1999, Prada decise infatti di portare le shoes Prada America’s Cup fuori dal contesto marittimo e lanciarle sul mercato, facendole debuttare ufficialmente nella campagna PE dello stesso anno. Inutile dirlo, al pubblico piacquero immediatamente, riconoscendo in quelle linee futuristiche e affusolate, oltre che nella tomaia in pelle e mesh, un linguaggio nuovo che anticipava di almeno di un decennio la mania per le luxury sneakers. Ironico quindi pensare che Le America’s Cup furono concepite per rincorrere la vittoria nelle regate in mare, e finirono per conquistare anche interi territori sulla terraferma.
È nel 2002 però che le sneakers affermarono definitivamente il loro status symbol sfilando direttamente sulla pedana maschile dell’autunno-inverno, per poi arricchirsi di due nuovi modelli.
Hanno vissuto alti e bassi, come ogni oggetto di culto, ma non sono mai scomparse davvero. Prada le ha riproposte in varianti aggiornate, mantenendo coerente e intatta l’anima della silhouette originale ma sperimentando con materiali, colori e dettagli. E sì, anche giocando in modo più funny che blasonato con collaborazioni a regola d’arte: basti pensare alle reinterpretazioni di Cassius Hirst, figlio di Damien Hirst, che ne ha amplificò l’aura artistica, trasformandole in oggetti quasi concettuali.
Insomma, le Prada America’s Cup a ben vedere arrivarono molto prima di altri per quanto riguarda il concept di “luxury sneaker”. Il merito di Prada di fatto consiste nell’aver intuito che il futuro della moda passava dalla fusione di comfort e prestigio, dalla possibilità di portare un pezzo tecnico in un contesto urbano senza perdere chicness e appealing. Oggi siamo abituati a vedere sneakers sulle passerelle dei big della moda, shoes a tratti eclettiche, XXL, particolari, moderne, tutte a loro modo uniche nel loro stile, eppure la vera avanguardia la fece una scarpa nata negli anni Novanta concepita per rispondere a una necessità e non con l’obiettivo di diventare commerciali.
Il funzionale con le Prada America’s Cup si fece mito. A distanza di oltre venticinque anni, quelle sneakers si confermano non solo un cult del passato, ma anche un simbolo della contemporaneità. Magari un po’ più pop o, forse, solo più “posh”.
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