L’invenzione della Costa Smeralda
LIFESTYLE
7 Ottobre 2025
Articolo di
Valentina Alfarano
L’invenzione della Costa Smeralda
Ci fu un tempo in cui la Costa Smeralda non aveva ancora questo nome: era solo la Gallura nord-orientale, quella dei “Monti di Mola”, fino agli anni Cinquanta un paesaggio di granito e pascoli magri, poche case, strade appena tracciate. Un luogo apparentemente povero, ma che sotto la sua ruvida scorza conservava la promessa di un destino diverso.
Fu un caso, o forse un richiamo antico, alla fine degli anni Cinquanta, a portare su quelle coste il banchiere inglese John Duncan Miller: a lui si deve il primo sguardo esterno che intuì il potenziale di un mare dalle sfumature di gemma e di una terra che custodiva una forza magnetica. Miller ne parlò nei salotti londinesi, e fu così che la voce giunse a Karim Aga Khan: giovane principe cosmopolita, sciatore, filantropo, erede di una tradizione millenaria, uomo sospeso tra Oriente e Occidente.
Quando il principe Aga Khan approdò in Gallura, trovò un luogo incontaminato. In quella nudità seppe intravedere ciò che ai più sfuggiva: un’avventura dello sguardo, la capacità di vedere oltre il presente e di reinventare il concetto stesso di villeggiatura mediterranea.
Imam dei musulmani ismailiti nizariti e diretto discendente del profeta Maometto, l’Aga Khan desiderava unire spiritualità, modernità e bellezza. Era stato educato tra Ginevra e Harvard, appassionato di cavalli, arte e architettura. Il suo carisma e la sua lungimiranza trasformarono un lembo di Gallura in un laboratorio di eleganza sostenibile, dove il lusso coincideva con armonia e misura. Fu lui, nel 1961, a firmare insieme a un gruppo di imprenditori la lettera d’intenti che avrebbe portato, l’anno successivo, alla nascita ufficiale del Consorzio Costa Smeralda.
Nello Di Salvo/Coast Magazine
Il documento, redatto a mano, sanciva un principio semplice ma rivoluzionario: proteggere la natura, valorizzare la cultura locale, dare forma a un nuovo modo di abitare il Mediterraneo. Tra i soci fondatori, oltre allo stesso Aga Khan e a John Duncan Miller, figuravano Patrick Guinness, Félix Bigio, André Ardoin e René Podbielski. In pochi anni sorsero infrastrutture all’avanguardia, tra cui la marina di Porto Cervo, il campo da golf, la compagnia aerea Alisarda, poi Meridiana, e soprattutto un’identità architettonica senza precedenti.
Gli architetti chiamati a disegnare questo nuovo mondo – Luigi Vietti, Michele Busiri Vici, Jacques Couëlle – tradussero vento, roccia e luce in un linguaggio architettonico organico, fatto di curve morbide, intonaci bianchi, volumi bassi che sembravano germogliare dalla macchia mediterranea. Porto Cervo divenne il cuore di questa invenzione, con la sua marina futuristica e le piazzette raccolte, concepite come un paesaggio che sembrava nascere in continuità con quello naturale.
Patrice Picot
Tra le prime opere simbolo di questo ideale si distingue l’Hotel Cala di Volpe, firmato da Jacques Couëlle: un capolavoro di architettura scultorea, definito “anarchitettonico” per la sua libertà formale. Plasmato come un borgo marino, con muri irregolari, archi organici e stanze una diversa dall’altra, l’hotel sembra scolpito dal vento e modellato dalla luce. Ancora oggi è considerato una delle strutture più iconiche del mondo: un luogo in cui arte, natura e ospitalità si fondono in un equilibrio irripetibile.
Erano le fondamenta di una leggenda: in breve tempo la Costa Smeralda divenne la nuova ribalta del jet set internazionale: Soraya, Ira von Fürstenberg, Jacqueline Kennedy, Gianni Agnelli. Fotografi e riviste consacrarono quel tratto di Sardegna come teatro di un’inedita dolce vita marina, dove la riservatezza delle cale incontrava il glamour delle serate sotto le stelle.
Così, nel giro di un decennio, un territorio marginale divenne mito internazionale. Fu l’incontro tra un paesaggio selvaggio e una visione capace di leggere oltre l’apparenza: chi seppe decifrare quella realtà silenziosa contribuì a plasmarla, trasformandola in leggenda.
Oggi la Costa Smeralda incarna quello stesso slancio originario: la capacità di immaginare oltre l’apparenza. Porto Cervo conserva il suo cuore mondano, tra boutique griffate, piazzette animate e una marina che accoglie yacht da sogno, e intorno la Gallura, che mostra un’altra dimensione fatta di radici e di storia. I sentieri che attraversano le sugherete conducono a spiagge di sabbia bianca e dorata, mentre nell’entroterra riaffiorano le tracce di civiltà antichissime: la necropoli di Li Muri, i nuraghi di Malchittu e Albucciu, la Tomba dei Giganti di Coddu Vecchiu.
Il paesaggio stesso offre esperienze irripetibili: escursioni a cavallo o in bicicletta lungo la costa, immersioni nel Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena, uscite in catamarano tra isole leggendarie come Budelli e Spargi. C’è persino chi racconta che il nome “Smeralda” non derivi solo dal colore del mare, ma da Esmeralda, figlia di uno dei fondatori del progetto: una piccola leggenda nella leggenda.
Così, a distanza di oltre sessant’anni, la Costa Smeralda continua a raccontare questa lezione: che la vera ricchezza di un luogo sta nello sguardo capace di vedere oltre, di riscoprirsi e rinnovarsi senza smarrire la propria essenza.
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