Campari è il cuore di Milano
FOOD & BEVERAGE
4 Dicembre 2025
Articolo di
Michela Frau
Campari è il cuore di Milano
Curioso pensare, con il senno di poi, che Davide Campari, oltre a essere figlio di Gaspare l’inventore dell’omonimo Bitter, fu il primo cittadino milanese a nascere all’interno dell’allora nuovissima Galleria Vittorio Emanuele II. Era il 14 novembre del 1867, e quello che potrebbe sembrare un profetico segno del destino altro non fu che una delle tante tappe di una storia familiare e aziendale visceralmente legata alla città di Milano e a quel luogo iconico che ancora oggi è il simbolo della sua eleganza senza tempo. Tanto che, per quattro anni consecutivi, dal 1915 al 1919, due erano i locali con l’insegna Campari che occupavano i due lati opposti del suo portico settentrionale. Quello adiacente a Piazza del Duomo, per intenderci.
Sulla destra il Caffè Campari, aperto da Gaspare nello stesso anno in cui, nell’appartamento al piano superiore, veniva alla luce il suo erede, colui che verrà ricordato come l’innovatore di questa storia. Qui, nel retrobottega, si ideavano, creavano e imbottigliavano oltre all’iconico Bitter rosso, numerosi liquori e creme, come quella alla menta, al ginepro e al limone. Quarantotto anni dopo, sul lato opposto della Galleria, suo figlio Davide aprì le porte del Camparino, che divenne punto di riferimento per illustri politici, rinomati artisti e intellettuali, tappa obbligatoria dopo gli spettacoli alla scala, gli eventi mondani e culturali, e luogo ideale per chiunque desiderasse gustare un calice di Campari, che trovò nel Seltz il suo fedelissimo (e refrigerato) compagno. Qui tra i raffinati arredi liberty l’aperitivo si trasforma in un rito, una nuova abitudine che scandisce il tempo dei milanesi e intreccia per sempre il nome di Campari al destino della città.
Courtesy of Galleria Campari; Fotografia storica Camparino in Galleria, 1915
Tra l’apertura dei due locali, poi, per rispondere all’esigenza di una domanda sempre crescente, Davide, che ormai aveva preso in mano le redini dell’azienda del padre, restringendo la gamma di prodotti e puntando tutto sul perfect serve – Bitter con Seltz servito in un opalescente bicchiere rigorosamente ghiacciato, che seppe raccontare in tutta la sua innovazione coinvolgendo i più grandi nomi del Futurismo e dell’Art Nouveau – scelse Sesto San Giovanni come destinazione prediletta per l’apertura del primo stabilimento produttivo.
Era il 1904 quando si aprirono le porte di quella struttura dalla facciata Liberty, ancora in parte riconoscibile, divenuta oggi sede della Galleria Campari. Realizzata in occasione del centocinquantesimo anniversario di Campari, la Galleria è un percorso espositivo che ne racconta identità e memoria, attraverso un viaggio che unisce arte, comunicazione e prodotto.

Courtesy of Galleria Campari; Adolfo Hohenstein, Bitter Campari, 1901
Nel tempo, poi, sono diversi i tasselli divenuti parte di quel fil rouge che lega il marchio alla città di Milano. Ultimo, in ordine di tempo, l’evento The Red View – Unveiling Passion, tenutosi lo scorso giugno nel suggestivo scenario offerto dalla Torre Velasca. L’iconico edificio brutalista è stato il palcoscenico prediletto da cui sviscerare, grazie a un nuovo punto di vista offerto dal sedicesimo piano della Torre e attraverso l’installazione firmata Eligo Studio, i talk e i signature cocktail appositamente studiati dai più rinomati bar della città, il rapporto con il capoluogo lombardo. Una simbiosi che va ben oltre la semplice questione geografica.
C’è qualcosa di molto più profondo e viscerale che lega Campari alla città: una questione d’anima. Entrambi inclini alla modernità che li pervade, ed entrambi contraddistinti da una miriade di sfaccettature, le cui note differenti, man mano, assaggio dopo assaggio, si rivelano in tutta la loro ricchezza. Il tempo, quindi, è l’elemento comune e necessario per conoscerle appieno. A legarle, inoltre, è la passione. Quella intrigante, travolgente e motrice che da sempre Campari racconta e che trova in Milano il luogo perfetto in cui essere sperimentata e inseguita. Vissuta.
Se è a Campari che si deve l’invenzione di quel celebre aperitivo, è all’ombra della Madonnina che questo è divenuto liturgia, un rito per gustare un momento di distensione prima dei pasti e che trova nella cosiddetta Milano da Bere il culmine della sua espressione. Ci sono, poi, la naturale capacità di reinventarsi, adattandosi allo spirito del tempo, e l’audace volontà di mettersi in gioco per inseguire le proprie inclinazioni. Tutto con un unico obiettivo: ascoltare e assecondare il proprio desiderio, o forse, meglio dire, la propria Red Passion. Esiste forse una città più Campari di così?
Courtesy of Galleria Campari
advertising
advertising
