STYLE

14 Novembre 2025

Articolo di

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Giorgia Monti

Le donne che hanno scritto la storia della moda

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14 Novembre 2025

Articolo di

Giorgia Monti
donne storia moda Miuccia Prada
Miuccia Prada; Stef Mitchell per Vogue

Le donne che hanno scritto la storia della moda

Dietro ogni grande uomo, c’è sempre una grande donna”, così pare disse la scrittrice inglese Virginia Woolf, celebre per aver analizzato attraverso le sue opere la figura femminile in un mondo a conduzione maschile. Una femminista di fine Ottocento, che ha vissuto la conquista del suffragio universale nel Regno Unito nel 1928, e sosteneva attivamente che le donne dovessero emanciparsi sotto il punto di vista intellettuale ed economico per riuscire a competere con l’altro sesso in una società che non faceva che rilegarle al ruolo di madri e mogli.

E dunque, di grandi donne dietro a grandi uomini ce ne sono state e continueranno ad essercene tante, ma oggi parliamo di grandi donne che hanno saputo farsi da sole, affermandosi all’interno di una società che, in passato più che al giorno d’oggi, difficilmente le ha lasciato spazio per potersi esprimere, figuriamoci in ambiti creativi. E se nella letteratura possiamo individuare pioniere del movimento femminista come Woolf, anche nel mondo della moda di donne che hanno riscritto le regole del gioco, ce ne sono state diverse. La moda, come la conosciamo oggi, esiste grazie alle donne che l’hanno cambiata in passato e ancora la influenzano.

Le ringraziamo per aver liberato i nostri corpi dalle costrizioni dei corsetti, per aver creato abiti più pratici e adatti alla vita quotidiana, per averci fatto muovere liberamente o scoprire le gambe. Non che nessun uomo abbia mai contribuito alla causa femminile, vedi ad esempio Yves Saint Laurent o ancor prima Charles Frederick Worth – di stilisti da citare ce ne sarebbero tanti – ma parlare oggi di donne che hanno lottato per concedere la libertà ad altre donne, vestendole o svestendole, ha un valore molto importante. Alcune di loro sono meno note di altre, ma questo non nega il grande contributo che hanno apportato alla causa. E anzi, citare anche coloro che spesso appaiono come sconosciute è ancor più importante.

Chi sono, quindi, le donne che hanno cambiato la moda del ‘900 e, ancora oggi, influenzano il presente?

Jeanne Lanvin (1867-1946)

Una delle maison di moda più longeve, 136 anni dalla sua fondazione, deve il suo successo alla stessa donna che gli ha dato il nome: Jeanne-Marie Lanvin, tra le stiliste più importanti degli anni ’20 e ’30. Fonda la griffe nel 1889 e dopo aver iniziato producendo cappelli si focalizza sull’abbigliamento femminile. Ma per lei il vero punto di svolta, sia nella vita che nella carriera, arriva nel 1897 con la nascita di sua figlia Marguerite, diventata poi la sua musa. Le due hanno un rapporto strettissimo e la stilista inizia a creare vestiti coordinati per madre e figlia che conquistano tutta Parigi. Tanto che nel 1908 aggiunge una linea di abbigliamento per bambini e un anno dopo, entrando a far parte della Chambre Syndicale de la Couture, viene riconosciuta ufficialmente come couturière. Si concentra poi anche sull’alta moda e diventa una maestra nelle lavorazioni e nei virtuosismi tessili e decorativi. Conquista anche il mercato della profumeria ed è la prima stilista parigina a lanciare una linea di abbigliamento maschile su misura.

Rosa Genoni (1867-1954)

Stilista, insegnante, giornalista e attivista sociale, Rosa Genoni ha rivoluzionato il ruolo delle donne nella moda, e non solo. A soli 10 anni, come molte delle sue coetanee, già lavora a Milano come “piscinina”, una sorta di apprendista sarta. E dunque, oltre a formarsi come creatrice di moda, durante gli anni dei conflitti mondiali prende parte alla resistenza politica e al processo di emancipazione delle donne. Frequenta gli atelier parigini e al contempo si batte per i diritti delle lavoratrici e per migliorare l’industria dell’abbigliamento italiana. La potremmo definire una pioniera del Made in Italy. In più occasioni mette in chiaro le sue posizioni e quando partecipa al Primo Congresso Nazionale delle Donne Italiane indossa un abito-manifesto di sua creazione, il “Tanagra”: nero, ampio, drappeggiato e profondamente opposto alle costrizioni del corsetto. Indossandolo ha parlato al suo pubblico della bellezza delle donne italiane, del loro talento, della loro inventiva e dell’indipendenza economica e sociale che devono ottenere.

Rosa Genoni donna storia moda

Rosa Genoni; Rosa Genoni Archive

Madeleine Vionnet (1876-1975)

È anche grazie a lei se le donne sono state liberate dalla costrizione del corsetto e della crinolina. A Madelaine Vionnet dobbiamo tanto della nostra libertà sia a livello di vestiario, che personale. Nel 1902 fonda la maison omonima che, in breve tempo, conquista subito la scena nazionale, rappresentando anche una figura cardine all’interno del panorama della moda del XX secolo. A lei dobbiamo l’introduzione del “taglio a sbieco”, una tecnica modellistica che non segue l’ordito della stoffa ma viene tracciata in diagonale, a 45 gradi. Una vera e propria rivoluzione per le silhouette femminili e proprio per questo le sue creazioni sono spesso vittima di plagio, anche se la couturière riesce a difendersi bene dalla concorrenza. Alcuni abiti sono talmente elaborati da rendere impossibile la creazione di repliche ancora oggi. Basti pensare, però, a quanto le sue tecniche siano ancora ampiamente diffuse e amate. E se ci sentiamo leggere e libere di muoverci nei nostri abiti, magari con taglio a sbieco, è proprio grazie a Madeleine Vionnet.

Henriette Negrin Fortuny (1877-1965)

Henriette Negrin è stata una stilista francese, spesso poco nominata, oltre che compagna di lavoro e musa del più celebre pittore Mariano Fortuny, da cui prese il cognome. Purtroppo non conosciamo molte informazione biografiche su Henriette, ma sappiamo che per ben 47 anni è stata al fianco del marito, conosciuto nel 1902 a Parigi. Ben presto i due si spostano a Venezia dove, all’interno del sottotetto di Palazzo Pesaro degli Orfei, ora Casa-Museo Fortuny, è iniziata la loro liaison creativa. Insieme inventano una macchina per plissetare i tessuti e, nonostante la creazione del “Delphos”, famoso abito in taffettà di seta caratterizzato da una finissima plissettatura, venga attribuita al consorte, lui stesso dichiarò con un’annotazione posta a margine del brevetto, che la vera ideatrice fu Henriette. Per tutta la vita rimane al fianco del marito, contribuendo al suo successo e, spesso, essendone la stessa artefice.

Coco Chanel (1883-1971)

Sicuramente quando si parla della moda femminile di inizio Novecento si pensa subito a lei: Coco Chanel, all’anagrafe Gabrielle Chanel. La sua carriera da stilista inizia a realizzando cappellini di paglia che vengono venduti nella sua boutique in Rue Cambon 31, finanziata da colui che definisce come “l’amore della sua vita”, Boy Capel. È poi nel 1909 che nasce la casa di moda. Si dedica anche all’abbigliamento e dà vita allo stile à la garçonne: minimalista e pratico, ispirato all’abbigliamento sportivo maschile. Pantaloni, giacche in tweed, maglie alla marinara e gonne dritte, a cui fanno da contorno perle bianche, diamanti e camelie. Introduce l’uso del jersey come materiale innovativo ed è la prima stilista ad associare il suo nome ad un profumo, nel 1923, Chanel n°5. Insomma, più che stilista un’imprenditrice a tutti gli effetti che ha rivoluzionato il ruolo della donna, sia come indossatrice che lavoratrice.

Coco Chanel donna storia moda

Coco Chanel; Jean Moral © Brigitte Moral

Elsa Schiaparelli (1890-1973)

Dopo aver accantonato il suo sogno di diventare poeta, si avvicina alle avanguardie artistiche a New York, per poi interessarsi alla moda parigina diventando allieva di Paul Poiret. Inizia a creare i primi abiti e si specializza nella lavorazione dei maglioni fatti a mano con motivi trompe-l’œil in bianco e nero. Fonda la maison omonima nel 1927 e sperimenta attraverso l’uso dei tessuti e degli accessori: realizza cappelli vistosi, costumi da bagno, capi sportivi e abiti con tagli e fantasie astratte. Rafforza sempre di più il suo legame con l’arte surrealista, tra maglioni a effetto raggi X,ritagli di giornale usati come tessuto, aragoste che diventano stampe e intere collezioni dedicate alle costellazioni. Crea il colore Rosa Shocking nel 1936 ed è la prima a usare la cerniera lampo senza nasconderla nel tessuto. Il suo stile è estremamente diverso rispetto a quello di Chanel, più fantasioso ed estremo, ma in comune hanno una cosa: la libertà nel rappresentare le donne, facendole sentire a loro volta audaci.

Madame Grès (1903-1993)

Una delle più importanti couturière del dopoguerra: Germaine Émilie Krebs, nota prima come Alix e poi Madame Grès, e soprannominata “la Sfinge della moda”. È nota per le sue creazioni che rievocano i tempi classici: abiti drappeggiati ispirati ai pepli e realizzati in jersey, mohair o satin cerato, senza cuciture e fluidi. Il suo interesse per la silhouette femminile probabilmente deriva dalla passione per la pittura e la scultura, che non potendo trasformare in professione per via della contrarietà della sua famiglia, cerca di far rivivere attraverso l’abbigliamento. Nel 1932 apre la sua prima casa di moda, Maison de Couture Alix, per poi creare l’etichetta Madame Grès durante gli anni ’40 riuscendo a rimanere al passo con la storia del tempo e dimostrando quanto il suo stile sia attuale e malleabile. Rimane una delle couturière più importanti dell’epoca e il suo contributo alla moda di oggi è inesauribile.

Claire McCardell (1905-1958)

Chi ha inventato quello che oggi definiamo sportswear? Una donna: il suo nome, per chi non l’avesse mai sentito prima, è Claire McCardell. A lei viene attribuita la creazione dello stile americano sportivo. Dopo essersi laureata alla Parsons di New York all’inizio degli anni ’20, ha un’idea controcorrente ma vincente: distaccarsi dall’alta sartoria francese per creare qualcosa di più adatto alla vita borghese delle donne. Durante una permanenza a Parigi, rimane affascinata dagli abiti scultorei di creatrici come Vionnet, ma sa perfettamente che le donne hanno bisogno anche di altro per vivere la loro vita quotidiana. Per questo motivo si dedica alla creazione di abiti che siano comodi e adatti a una vita sempre più frenetica. Crea abiti vestaglia, svasati, con le tasche o a stile impero, realizza pantaloncini o addirittura singoli capi da poter abbinare insieme. Adatti a donne che, oltre ad occuparsi della casa e della famiglia, stanno finalmente conoscendo una nuova libertà in una società più dinamica.

Fernanda Gattinoni (1906-2002)

Una delle prime costumiste del cinema italiano. Fernanda Gattinoni ha appreso i segreti della moda durante gli anni ’20 iniziando a lavorare tra Londra e Parigi. Lei, che è nata a Cocquio Trevisago, in provincia di Varese, si ritrova addirittura a collaborare con Coco Chanel. Ma il vero successo arriva dopo la Seconda guerra mondiale, quando nel 1946 apre il suo atelier omonimo a Roma: è così che Fernanda Gattinoni diventa una delle stiliste simbolo della Hollywood sul Tevere. Veste le star italiane più famose, senza contare quelle internazionali che frequentano assiduamente la capitale per via della grande risonanza cinematografica che ha Cinecittà. Ha anche collaborato alla creazione dei costumi del film “Guerra e Pace”, per cui riceve una candidatura agli Oscar. Parliamo di abiti raffinati ma al tempo stesso semplici, che rappresentano un glamour che non ha bisogno di osare. “Madame Fernanda” ha fatto brillare le donne, vestendole di sogni e chiffon.

Fernanda Gattinoni donna storia moda

Fernanda Gattinoni; Archivio Gattinoni

Mary Quant (1930-2023)

Se oggi siamo libere di scoprire le gambe è grazie a lei. Mary Quant ha inventato uno dei capi di abbigliamento più rivoluzionari della storia: la minigonna. Da giovanissima lascia casa per vivere la vita “bohemien” di Londra e apre una boutique sulla King’s Road, Bazaar. Il successo è immediato e negli anni ’60 diventa un simbolo della Swinging London e della corrente femminista. E quando dà vita alla minigonna nel 1963 tutto cambia, la società e le donne cambiano. Gli anni della “mini” segnano finalmente un punto di rottura con le convenzioni sociali dell’epoca, il concetto di femminilità e pudore subiscono una svolta gettando le basi per la rivoluzione sessuale. La stessa Quant indossa una minigonna nel 1966 a Buckingham Palace per ricevere un’onorificenza dalla Regina. E come se non bastasse, negli anni a seguire crea anche gli hot pants e sperimenta i primi capi in pvc. Oltre alla stoffa in eccesso, Mary Quant ha tagliato via i preconcetti pudici e repressi della società, in favore della libertà delle donne.

Vivienne Westwood (1941-2022)

Un nome, una garanzia: Vivienne Westwood è stata e sarà per sempre la “Regina del Punk”. Dopo essersi sposata e aver intrapreso un lavoro come maestra di scuola elementare, decide di mollare tutto per andare a Londra e intraprendere una relazione con Malcom McLaren. I due aprono il famoso negozio Let it Rock a King’s Road nel 1971, e diventa subito un punto di ritrovo per subculture londinesi. Il suo rapporto con la scena punk si consolida sempre di più, soprattutto grazie all’influenza di McLaren, manager e creatore dei Sex Pistols. E dopo spille da balia, borchie e cinghie in pelle, la stilista porta la sua sovversione anche in passerella, presentando la prima collezione, Pirate, nel 1981. Le influenze punk vengono tramutate in tecniche di costume ricercate: passa dalla ribellione degli anni ’70 alla voluttuosità degli ’80, fatti di romanticismo e scoperta della sensualità femminile. Le sue creazioni riescono sempre a conferire una nuova visione della donna traendo ispirazione dalle diverse arti. Perché del resto, lei nella vita ha sempre scelto di reinventarsi e di battersi sia per la sua libertà espressiva che per quella altrui, prima come stilista e poi come attivista sociale.

Rei Kawakubo (1942)

In quanti sanno che dietro la nascita dell’amato brand giapponese Comme des Garçons si trova una donna? Rei Kawakubo ha iniziato la sua carriera durante gli anni ’60 a Tokyo: dopo aver lavorato come freelance apre nel 1969 la casa di moda Comme des Garçons, specializzata in abiti austeri, monocromatici e dalle linee essenziali e asimmetriche. E quando le sue collezioni raggiungono le sfilate parigine, a partire dal 1982, il concetto di prét-à-porter europeo subisce una svolta radicale. Le sue creazioni non vengono comprese subito, eppure, cambiano in modo inconsapevole il mondo della moda. La stilista rappresenta tutto il contrario degli altri e non è mai stata intenzionata ad omologarsi alla massa, i suoi abiti non vogliono far sognare ma riflettere. Rei Kawakubo è stata la voce fuori dal coro che ha fornito al mercato della moda un’alternativa ribelle ma autentica: ha spogliato le donne dalla seduzione per vestirle di essenzialità e realtà, accomunandole agli uomini senza differenze.

Miuccia Prada (1949)

Semplicemente la “Signora della moda”. Lei, che durante la gioventù voleva fare il mimo e si dedicava attivamente alla vita politica e sociale milanese, sul finire degli anni ‘70 ha fatto il suo ingresso nell’attività di famiglia. E quando nasce la storia d’amore con Patrizio Bertelli le vite di entrambi cambiano per sempre. Nel 1988 a Milano viene presentata la prima sfilata di prêt-à-porter femminile di Prada: il concettualismo minimale ed esteticamente sgraziato fa il suo debutto. Da lì a poco l’ugly chic dà vita all’iconico logo a forma di triangolo e ai primi accessori in nylon, all’epoca bistrattati e ora diventati oggetti di culto. Con l’arrivo degli anni ‘90 vengono lanciati anche il marchio più giovane, Miu Miu, e il sogno artistico poi chiamato Fondazione Prada. È proprio in questi anni che la sensualità intellettuale della stilista inizia a conquistare una fetta di pubblico che si riconosce in una visione della donna diversa, metropolitana, mentre l’uomo viene spogliato della sua mascolinità. E così, ancora oggi Miuccia Prada continua a riscrivere le regole della femminilità moderna.

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