L’amore di Monsieur Christian Dior per la cucina
STYLE
24 Novembre 2025
Articolo di
Michela Frau
L’amore di Monsieur Christian Dior per la cucina
Sembra quasi assurdo, ma se le cose, quel 24 ottobre del 1957 a Montecatini, fossero andate in maniera diversa, probabilmente oggi avremmo potuto gustare un prosciutto crudo firmato Dior. Se è noto, infatti, il grande amore che Monsieur Christian Dior nutriva, in egual misura a quello che lo legava alla moda e ai fiori, per il cibo, meno noto è il desiderio che lo portò, secondo quanto raccontato dal New York Times, a depositare nel 1956 il proprio marchio nel settore dei vini e dei liquori, con l’intenzione, probabilmente, di riporre la stessa passione, cura e poesia tipiche delle sue creazioni in tessuto in una pregiata bottiglia di vino. O in un jambon, come lui stesso pare abbia una volta dichiarato all’allora amministratore delegato Jacques Rouët. «Conosco un sacco di ricette e, chissà, un giorno potrei aver bisogno di qualcosa su cui contare».
Quel giorno non arrivò mai, eppure l’amore per il cibo fu una costante che lo accompagnò per tutta la sua vita, e oltre. Tanto che, quindici anni dopo la sua scomparsa, nel 1972 la maison pubblicò La Cuisine Cousu-Main, prezioso volume dalla copertina in alluminio, tra le cui oltre 100 pagine sono contenuti i segreti delle oltre 90 ricette tanto amate dal couturier, che era solito gustare al tavolino dei suoi locali parigini preferiti o, più intimamente, nel cuore delle sue case grazie alle mani sapienti del suo chef personale Georges Huilier.
Pubblicato in tiratura limitata (solo 4000 copie), con l’introduzione dello chef tre stelle Michelin Raymond Thuilier, il volume è stato rieditato nel 2013 da Asprey e svelato online, in alcune delle sue parti, durante il lockdown dalla maison che ha pubblicato una selezione delle ricette più amate dal suo fondatore. Un patrimonio suddiviso per tipologia (zuppe, uova, pesce, cacciagione, carne, volatili, legumi, insalate, formaggi, dolci e vini) , arricchito dalle coloratissime quanto glamour illustrazioni dell’amico René Gruau, testimonianza dell’attenzione meticolosa che Monsieur Dior riponeva nel momento dedicato ai pasti. «La mattina mi conforto al pensiero del menu da dettare al maggiordomo. E la sera mi addormento pensando alle squisitezze gustate nella giornata», affermò il couturier francese, che era solito paragonare la nobiltà degli ingredienti a quella dei tessuti utilizzati per le sue preziosissime creazioni.
Come l’immancabile Dom Pérignon. Anguilla cotta nel Dom Pérignon. Trota cotta nel Dom Pérignon. Pernice (ripiena di foie gras e tartufo, ça va sans dire) irrorata dal Dom Pérignon prima di proseguire la sua cottura in forno. Risotto sfumato con il Dom Pérignon. Tutto con il Dom Pérignon. Ingrediente capace, secondo Dior, di esaltare qualsiasi sapore. E poi ostriche e foie gras, suoi cibi preferiti, come se piovesse. La leggenda narra che, in quello che si rivelò il suo ultimo viaggio in treno verso le terme di Montecatini, Monsieur Dior gustò un ultimo grande banchetto, in cui la portata principale fu un intero foie gras.
Due erano le colazioni che gustava ogni mattina, la prima delle quali consumata rigorosamente a letto. Sei, invece, le tipologie diverse di pane che esigeva al suo tavolo, insieme alle salse che pretendeva sempre diverse. Cinque, infine, gli hot dog che si dice gustasse ogni qualvolta si trovava a New York per lavoro. Abitudini, meglio definibili come rituali, ripetuti con costanza, quasi a onorare la sacralità di un rapporto d’amore con il cibo, che rivive oggi al numero di 30 di Avenue Montaigne, dove Yannick Alléno guida il ristorante Monsieur Dior.
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