L’Acino di Ceretto: la bolla trasparente sospesa sulle vigne delle Langhe
ART & DESIGN
30 Novembre 2025
Articolo di
Valentina AlfaranoL’Acino di Ceretto: la bolla trasparente sospesa sulle vigne delle Langhe
L’Acino di Ceretto è uno di quei luoghi che, una volta visti, diventano parte del paesaggio interiore di chi visita le Langhe. Una sfera trasparente che emerge fra i filari della vite, leggera e insolita, capace di trasformare una collina in un osservatorio contemporaneo. È da qui che conviene partire per capire perché la cantina Ceretto continui, anno dopo anno, a essere riconosciuta a livello internazionale: anche nell’edizione 2025 dei World’s 50 Best Vineyards, che la include tra le prime cinquanta realtà al mondo, l’Acino rimane il suo simbolo più immediato, la firma architettonica che ne racconta la visione.
Nato nel 2009 all’interno della Tenuta Monsordo Bernardina, alle porte di Alba, l’Acino interpreta la cantina con un linguaggio completamente nuovo. Il progetto porta la firma degli architetti torinesi Luca e Marina Deabate, che hanno immaginato un volume sospeso, un frammento di futuro appoggiato su un territorio antico che attraversa visivamente le colline, le moltiplica, le rimette in movimento. Il suo profilo rotondo alleggerisce l’architettura e concentra l’attenzione su ciò che sta intorno, come se la struttura fosse prima di tutto uno spazio di sguardo.
La forma sferica, ispirata all’acino d’uva, è stata ampliata fino a diventare un ambiente abitabile, essenziale e luminoso, progettato per lasciare alla luce il compito di modellare l’interno. Il vetro, protagonista assoluto, cattura il movimento delle nuvole, l’inclinazione della luce, la trama dei vigneti, trasformandosi in un dispositivo che amplifica ogni dettaglio e lo restituisce al visitatore con una nitidezza nuova.
Varcare l’ingresso dell’Acino significa attraversare un confine impercettibile, dove non esiste separazione: si è all’interno della struttura e, allo stesso tempo, immersi nel paesaggio, come se il paesaggio stesso diventasse parte dell’architettura. Gli arredi sono ridotti al minimo per permettere al luogo di funzionare come un padiglione panoramico, silenzioso e ipercontemporaneo.
Le degustazioni assumono una qualità particolare, quasi meditativa, perché l’ambiente sembra sospeso sopra i vigneti e la percezione si espande in una condizione di attenzione totale, più vicina a una contemplazione che a una semplice visita. A seconda dell’ora del giorno, tutto cambia: al mattino l’Acino si riempie di luce lattiginosa, mentre al tramonto si accende di riflessi ambrati che trasformano la sfera in un piccolo sole incastonato tra i filari.
L’edificio racconta la storia della famiglia Ceretto dal 1937, anno in cui Riccardo iniziò a produrre vino acquistando uve altrui, fino alla visione innovativa dei figli Bruno e Marcello negli anni Sessanta, il rapporto con la terra è sempre stato centrale. La scelta del biologico, l’attenzione alla biodiversità, la cura estrema dei vigneti e il desiderio di generare un impatto culturale prima ancora che commerciale hanno guidato ogni passaggio.
La collaborazione con lo studio Deabate ha segnato anche altri interventi fondamentali, come il Cubo di Bricco Rocche, concepito come luogo d’incontro e accoglienza, e parte dell’ampliamento di Cascina Monsordo volto a creare nuovi spazi per invecchiamento, barricherie e attività aperte al pubblico. Da questa stessa visione sono nati il Cubo di Bricco Rocche e la Cappella del Barolo di Sol LeWitt e David Tremlett, interventi architettonici e artistici che hanno ridefinito la percezione delle colline piemontesi, rendendole uno dei paesaggi più riconoscibili al mondo.
Oggi l’Acino si può considerare un punto di osservazione privilegiato, un luogo in cui architettura e natura si intrecciano senza gerarchie. La sua leggerezza, la trasparenza e la scelta di materiali minimali dimostrano come si possa innovare senza alterare, creare senza forzare, raccontare un territorio attraverso forme nuove che ne rispettano l’identità.
Visitabile su prenotazione, l’Acino accoglie percorsi di degustazione e momenti di approfondimento che permettono ai visitatori di entrare davvero nel mondo Ceretto: dalle vigne che definiscono l’identità della cantina alle architetture che ne raccontano la visione, dai cru storici alle loro interpretazioni più contemporanee. È un modo di vivere il vino come cultura e il paesaggio come patrimonio vivo, un’esperienza che trova nell’Acino il suo gesto più riconoscibile e luminoso.
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