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7 Dicembre 2025

Articolo di

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Michela Frau

Gli stilisti che hanno vestito la Scala di Milano

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7 Dicembre 2025

Articolo di

Michela Frau
Giorgio Armani Teatro Alla Scala stilisti moda vestiti
SGP Stefano Guindani / Teatro Alla Scala

Gli stilisti che hanno vestito la Scala di Milano

Dal 1951, ogni anno il 7 dicembre, lo spazio adiacente al Teatro alla Scala di Milano diviene palcoscenico di un sontuoso défilé. A sfilare non sono modelli professionisti, ma gli illustri ospiti della Prima, immortalati da scatti fotografici, dirette televisive e ora anche social, parte (più o meno inconsapevole) di una numerosa carrellata di pagelle che ne giudicano gli outfit a suon di, per la maggior parte cattivissimi, voti.

Smoking, abiti da sera, pellicce e preziosi gioielli. Un tripudio di mise da gran soirée. La moda alla Scala è di casa, e lo è non solo all’esterno del Teatro divenuto nel tempo uno dei simboli della città, ma anche e soprattutto all’interno delle sue settecentesche mura, veste ospiti e veste (da sempre) anche i cantanti lirici.

Numerosi, infatti, sono gli stilisti che hanno collaborato alla realizzazione di deliziosi abiti di scena, primo fra tutti Giorgio Armani. Tanto grande fu il suo amore per la Scala che, nel 2021, lo stilista piacentino divenne socio fondatore dell’istituzione, elargendo, per la sua conservazione e valorizzazione, un contributo annuale di 600 mila euro. Ultimo e importante tassello di una serie che ha costellato la lunga storia d’amore, il cui inizio ci riporta al 1980, quando Armani creò l’abito indossato dal soprano Janis Martin, protagonista dell’opera Erwartung. Per quell’occasione, l’ispirazione furono i bozzetti disegnati da Arnold Schönberg, autore del melodramma.

Giorgio Armani Teatro Alla Scala Janis Martin Erwartung

Lelli e Masotti

L’esperienza si ripeté nel 1994, quando Giorgio Armani realizzò due costumi per Elektra diretta da Giuseppe Sinopoli; un anno dopo vestì Neil Shicoff per Les Contes d’Hoffmann di Alfredo Arias; e poi, più recentemente, nel 2020, quando impreziosì Marianne Crebassa per lo spettacolo A riveder le stelle -l’evento che sostituì la storica Prima durante il periodo del Covid – con un elegante abito rosso di Armani Privé.

Sempre in quell’occasione, Valentino realizzò l’abito color fresia indossato dalla mezzosoprano Elīna Garanča, mentre Dolce & Gabbana crearono il frac indossato dal regista Davide Livermore.

Nello stesso anno, la maison italiana, che già negli anni precedenti aveva avuto l’onore di presentare le sue collezioni al teatro milanese, curò anche i costumi della Traviata di Verdi, nella produzione diretta da Zubin Mehta.

Dolce&Gabbana Teatro Alla Scala stilisti moda vestiti

Dolce&Gabbana

Nel 1982 fu invece Karl Lagerfeld a creare i costumi per Les Troyens di Luca Ronconi: copricapi e abiti tempestati di gioielli, ispirati a quelli indossati dai Fenici e dai Cretesi. Qualche anno dopo, restando in Francia, fu invece la maison Saint Laurent a realizzare una camicia écru per Quasimodo, impersonato da Roberto Bolle nel balletto Notre-Dame de Paris (nel 2013). D’altronde, fin dall’esordio in teatro, nel 1965, i costumi dell’opera ispirata all’omonimo romanzo di Victor Hugo sono realizzati dalla casa di moda francese. Monsieur Yves, in persona, realizzò gli abiti del corpo di ballo ispirandosi alle colorate vetrate della cattedrale, mentre volse lo sguardo a Piet Mondrian per il costume di Febo.

Oltre cento furono invece quelli realizzati da Missoni per la Lucia di Lammermoor di Pier Luigi Pizzi, protagonista in quel 1983 niente di meno che Luciano Pavarotti, che, affiancato da Luciana Serra, indossò i costumi realizzati dai coniugi Missoni, i quali ricrearono l’abbigliamento scozzese in colori naturali.

Missoni Teatro Alla Scala Luciano Pavarotti Lucia di Lammermoor

Archivio Missoni

Il desiderio di esplorare nuovi mondi e di creare abiti in cui la costrizione, tipica dell’abbigliamento pensato per tutti i giorni, lasci spazio alla più libera creatività. Queste le motivazioni, unite a un amore smisurato per il teatro, che spinsero Gianni Versace a curare i costumi di diverse opere teatrali. Fu lui lo stilista ad aver lavorato più di tutti alla Scala. Al 1987 risale quella che forse fu la sua collaborazione più celebre, per i costumi di Salome del regista Robert Wilson: audaci, scolpiti, dai forti contrasti cromatici e dai dettagli metallici, che contribuirono a definirli – come fece il New York Times – punk post–modernisti.

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