Il miglior ristorante al mondo è Maido a Lima, guidato da Mitsuharu Tsumuranato, il più grande chef nikkei vivente (lo scorso anno era al 5° posto della classifica globale). Ha vinto la tecnica giapponese. Hanno vinto gli ingredienti peruviani. Vince una certa narrazione culturale che dura da 15 anni e che ha sapientemente saputo mixare passione e innovazione. Dietro di lui Asador Etxebarri dl Atxondo (Paesi Baschi, Spagna), seguito da Quintonil di Città del Messico.

Questa la notizia di giornata mentre cala oggi il sipario a Torino sull’edizione 2025 della World’s 50 Best Restaurants 2025, la più importante classifica mondiale della gastronomia. L’ultimo atto è nelle mani di Mauro Colagreco, chef del Mirazur, The World’s Best Restaurant 2019 e di Elena Reygadas, guida del ristorante Rosetta, The World’s Best Female Chef 2023, a loro il compito di firmare il closing party della manifestazione.

Era la prima volta che la kermesse approdava in Italia, scegliendo la città sabauda come palcoscenico sul quale far sfilare e premiare i migliori interpreti della gastronomia mondiale, arrivati dai cinque continenti. All’auditorium Giovanni Agnelli, progettato dal celebre architetto Renzo Piano, a fare gli onori di casa John Elkann: “Tutti possono apprezzare la nostra cultura, il nostro cibo, il nostro vino, le tradizioni e l’ambizione di costruire un futuro migliore insieme. Riconosco gli sforzi di Massimo Bottura e del nostro ministro Francesco Lollobrigida che hanno reso possibile questo evento in Italia ed è stato evidente sin da subito il desiderio del presidente della regione, Alberto Cirio, e di Bruno Ceretto di ospitare questo evento qui in Piemonte, a Torino”.

L’Italia bene, meglio dello scorso anno a dire il vero anche se un nome nella top10 non siamo riusciti a piazzarlo, nella mente il 7° posto di Lido 84, guidato da Riccardo Camanini nel 2023.

E mentre l’algida Torino si riscopre accogliente, nei cinquanta migliori ristoranti del mondo salgono a sei gli italiani: al sedicesimo posto c’è Lido 84 di Gardone Riviera (Brescia), al 18° Reale di Castel di Sangro (L’Aquila), al 20° Atelier Moessmer di Brunico (Bolzano), al 31° Le Calandre di Rubano (Padova), al 32° Piazza Duomo di Alba (Cuneo) e al 43° Uliassi di Senigallia.

Massimo Bottura e Lara Gilmore ricevono il Woodford Reserve Icon Award

A Massimo Bottura e a Lara Gilmore il Woodford Reserve Icon Award, assegnato per l’innovazione culinaria e i progetti sociali. Sono creativi, sono impegnati (attraverso iniziative come Food for Soul e il Tortellante), sono protagonisti della scena gastronomica internazionale, sono l’anima dell’Osteria Francescana, miglior ristorante al mondo nel 2016 e nel 2018, e oggi da Casa Maria Luigia a Modena, ridefinendo il ruolo dell’ospitalità nella società.

Massimo Bottura, l’unico chef della serata a prendere la parola sul palco dell’Auditorium, oltre a Mitsuharu Tsumuranato, ha scritto nero su bianco quello che avrebbe voluto dire. Non va a braccio come sua abitudine. Troppa l’emozione probabilmente o il timore di lasciar scorrere concetti che meritavano di essere ascoltati dall’intera comunità gastronomica internazionale: “Trent’anni fa, l’Osteria Francescana era solo un piccolo ristorante in una strada tranquilla a Modena, con grandi sogni e anche grandi dubbi. Stavamo cercando di sfidare la tradizione, volevamo onorare il passato senza però rimanere intrappolati. Desideravamo servire non solo cibo, ma emozioni, memorie.”

“Ricevere il premio Icon Award non riguarda solo me o Lara, ma riguarda noi. Riguarda un team che è diventato una famiglia. Riguarda agricoltori, artigiani, lavapiatti, sous-chef, sommelier, sala, tutti coloro che hanno messo le loro mani, il loro cuore e la loro mente nella nostra visione. Riguarda anche Modena. Quella piccola città ci ha dato tutto. È balsamica, è silenzio ed è poesia. Da Modena abbiamo raggiunto il mondo e dal mondo abbiamo riportato a casa idee, energia. Questo premio più di tutto, però, mi ricorda le responsabilità che oggi abbiamo. Perché una volta che raggiungi la vetta, come diceva sempre mia madre, il tuo compito è costruire un percorso per gli altri. Ed è quello che cerchiamo di fare con Food for Soul, con il Refettorio, con il Tortellante.”

“Ogni giovane cuoco che è passato dalle nostre cucine si portava dietro dei sogni, i suoi sogni. In trenta anni ho imparato che l’ingrediente più potente non è nel piatto, ma è la cultura. La cultura è ciò che trasforma gli ingredienti in idee, gli sbagli in capolavori e i pasti in ricordi. Quindi, grazie. Grazie perché vedete in noi non solo un ristorante, ma un movimento di persone che credono che la bellezza possa davvero cambiare il mondo”.

Poi è la volta della delicatezza di Lara Gilmore: “Voglio condividere un pensiero per me fondamentale. Nel 1993, quando incontrai Massimo in un ristorante di New York, non avrei mai immaginato le sfide che mi attendevano e la vita che avrei vissuto. Inizialmente pensavo di entrare nel mondo della ristorazione, ma ora più che mai comprendo che è con la gente che noi ogni giorno abbiamo a che fare: è quello il nostro mondo. E non parlo solo degli ospiti, ma anche dei nostri collaboratori. Lavoriamo con persone straordinarie ogni giorno. Osserviamo la loro crescita; vediamo i loro successi, dalle esperienze degli stagisti nelle nostre cucine, ai cuochi che aprono i loro ristoranti. È stato un privilegio accompagnarli nel loro percorso. Far parte di questa comunità è un grande onore, senza di essa non avremmo la stessa forza e voce”.

Sipario.