Il battito del cuore di Balenciaga
STYLE
6 Ottobre 2025
Articolo di
Michela FrauIl battito del cuore di Balenciaga
Sarebbe sbagliato parlare di reset. Quel che Pierpaolo Piccioli ha voluto creare per la sua prima prova alla guida di Balenciaga non è un nuovo inizio che cancella chi è venuto prima di lui, ma piuttosto un racconto che prosegue, in linea con la sua sensibilità estetica (e non solo), il filo tracciato in primis da Monsieur Cristóbal, tessuto poi da Nicolas Ghesquière, Alexander Wang e Demna, e pronto oggi ad assumere una nuova forma che sia una ricalibrazione di quel che la maison è stata prima del suo arrivo. Non un mero tributo.
Ho abbracciato l’imprevedibilità, i giorni infiniti e l’atto di lavorare con il cuore, lasciandolo guidare, imparare e agire da solo. Per ogni battito del cuore c’è un nome, un momento, un gesto. Questa collezione proviene da quel luogo di amore e connessione.
Parole, quelle di Piccioli, che raccontano la genesi della collezione Summer 26, il cui nome appare subito come una dichiarazione d’intenti: The Heartbeat. Cuore. Battito. E la volontà di rimettere al centro l’umanità. Facile, quindi, comprendere con il senno di poi, la scelta della musicassetta contenente un’unica traccia che riproduceva il battito di un cuore pulsante, come invito allo show. E ancora più comprensibile la volontà di svelare la collezione tra le mura del quartier generale di Kering, noto in passato come L’Hôpital Laennec, in onore del medico francese che inventò lo stetoscopio.
Ora, auscultando il cuore di Balenciaga (e il suo), Piccioli ha creato una collezione che ha posto l’umanità al centro del suo approccio. Il punto di partenza è, come lo era anche per Monsieur Cristóbal, il corpo: il suo rapporto con il tessuto e soprattutto quello con lo spazio, in cui l’aria diviene elemento vitale nella loro costruzione.
I volumi architettonici, sempre cari al DNA della maison, sono incorporati nell’attualità di oggi: i volumi del celebre abito nero in taffetà, scattato nel 1950 da Irving Penn, rivivono nel romantico abito rosa con balza, abbinato ora agli occhiali Mask Butterfly, simbolo della dirompente impronta di Demna. Il design a sacco, introdotto sull’abito del 1957, si trasla ora nelle bluse dei completi monocromo o nella giacca in pelle nera. Forme architettoniche del passato applicate al guardaroba moderno. Silhouette scultoree ottenute non da una struttura interna, ma attraverso il sapiente taglio dei materiali: occasione per sottolineare la potenza di gesti artigianali.
Le stampe floreali, richiamo del lavoro di Nicolas Ghesquière, diventano tridimensionali nella maglieria degli abiti, così come i ricami e gli elementi di piume, che assumono una funzione architettonica piuttosto che una decorativa. Le city bag, che debuttano ufficialmente in passerella dopo decenni di successo tra le mani delle it-girl di tutto il mondo.
E poi il Neo Gazar, introdotto da Piccioli nella nuova collezione, naturale evoluzione di quello ideato dal fondatore nel 1958: un tessuto originariamente composto da uno strato di garza e da uno di organza più morbida, quest’ultimo ora arricchito da una trama aggiuntiva di lamiset, una miscela di seta e lana che ammorbidisce la croccantezza dell’organza, rendendo il Neo Gazar materiale prediletto per la sartorialità. Per volumi esagerati che non rinuncino alla leggerezza, elementi distintivi dell’estetica di Pierpaolo Piccioli ma anche mantra di quella che fu l’opera di Monsieur Cristóbal. Battiti diversi, ma con la stessa anima.
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