Una delle biblioteche più belle al mondo si trova a Parigi
LIFESTYLE
9 Dicembre 2025
Articolo di
Valentina Alfarano
Una delle biblioteche più belle al mondo si trova a Parigi
Nel cuore del 2° arrondissement, tra gallerie coperte, corti nascoste e palazzi seicenteschi, esiste un luogo che custodisce davvero la memoria di Parigi: la Biblioteca Richelieu, storica sede della Bibliothèque nationale de France, è uno scrigno nel senso più letterale del termine, un complesso monumentale che non si limita a conservare tesori, ma che è esso stesso un tesoro, stratificato nel tempo come le sue collezioni. È uno di quei luoghi che raccontano Parigi meglio di molte guide, un intreccio di epoche, correnti artistiche e funzioni che ha attraversato monarchie, rivoluzioni, imperi e restauri moderni senza mai perdere la propria aura.
Tutto inizia nel XVII secolo, quando il cardinale Giulio Mazzarino acquistò un insieme di hôtel particulier e, ampliandoli progressivamente, diede vita al palazzo che avrebbe portato il suo nome. La posizione privilegiata, a pochi passi dal Palais Royal, dove risiedeva la reggente Anna d’Austria, rendeva il complesso un luogo strategico e prestigioso. Fu François Mansart, uno degli architetti più influenti del suo tempo, a progettare la grande Galleria Mazarine: un capolavoro barocco decorato da affreschi ispirati alle Metamorfosi di Ovidio, eseguiti dall’italiano Giovanni Francesco Romanelli.
Oggi, dopo restauri recenti, la Galleria Mazarine è tornata a risplendere con la stessa teatralità che aveva nel Seicento, rivelando persino le “vele di pudore” aggiunte nei secoli per mitigare la nudità degli affreschi originali. Nel 1721 il palazzo divenne la nuova sede della Biblioteca Reale, un gesto che segnò l’inizio di una metamorfosi che avrebbe trasformato un palazzo aristocratico in una delle istituzioni culturali più importanti al mondo. Le collezioni crescevano a una velocità sorprendente: manoscritti, carte geografiche, monete, medaglie, fotografie, stampe, libri rari. Con il tempo occuparono ogni sala disponibile, rendendo evidente l’urgenza di nuovi spazi.
Fu così che, nell’Ottocento, entrarono in scena gli architetti Henri Labrouste e Jean-Louis Pascal, protagonisti dell’identità moderna della Richelieu. Labrouste introdusse una nuova idea di biblioteca, razionale, luminosa, con spazi distinti per conservazione e consultazione, e progettò la straordinaria Salle Labrouste, un trionfo di ferro, vetro e maioliche. Pascal, qualche decennio dopo, avrebbe lasciato la sua firma nella Salle Ovale, la sala di lettura che ancora oggi incanta chiunque vi entri per la prima volta.
Takuji Shimmura
La storia recente del complesso è stata segnata da un restauro titanico, durato oltre dieci anni e concluso nel 2022. A guidarlo, lo studio Bruno Gaudin, che ha restituito coerenza al “quadrilatère Richelieu”, un insieme di edifici che si sviluppa tra rue de Richelieu, rue Vivienne, rue Colbert e rue des Petits-Champs.
L’intervento ha aperto corti che erano chiuse da secoli, liberato facciate annerite dal tempo e creato un percorso museale contemporaneo in cui la tecnologia dialoga discretamente con la storia. È qui che la Galleria Mazarine trova un nuovo equilibrio, valorizzata dalla luce e dalla pulizia delle superfici che hanno restituito leggibilità agli affreschi seicenteschi. È un progetto che ha letteralmente rivelato luce, dettagli, geometrie, proporzioni che erano state nascoste dalla stratificazione di interventi successivi.
Le scale in metallo vivono accanto a scalinate storiche, le vetrate moderne illuminano saloni barocchi, e gli spazi di ricerca convivono con aree aperte liberamente al pubblico. Il primo impatto emotivo, per molti, coincide con l’ingresso nella grande Salle Ovale, un’enorme ellisse di luce, alta diciotto metri, sorretta da colonne in ghisa e circondata da scaffali continui che contengono migliaia di volumi, tra cui un’importante collezione di fumetti. Un tetto vetrato attraversato da sedici oculi porta la luce fino all’ultimo angolo della sala: è un luogo che sembra progettato per far innamorare della lettura chiunque vi entri, dai visitatori occasionali agli studenti.
A poca distanza si trova la Salle Labrouste, riservata ai ricercatori ma visibile dalla soglia. Le sue nove cupole, gli archi in ferro, le colonne sottili creano una geometria quasi musicale, come una partitura di luce e metallo. È una delle sale più fotografate di Parigi, anche se in pochi riescono a entrarvi davvero.
Marchand Meffre
Accanto agli spazi di studio, il complesso ospita un museo dove sono esposti quasi mille oggetti: il trono di Dagoberto, manoscritti medievali, stampe di Rembrandt, rare edizioni della letteratura francese, mappe che raccontano il mondo com’era immaginato nei secoli passati, strumenti scientifici, globi e mappamondi. La Galleria Mansart e la Galleria Mazarine accolgono le mostre temporanee, mentre il Jardin Vivienne, il “giardino di carta”, ospita specie vegetali legate alla storia dei materiali della scrittura, dal papiro alla canapa.
Lasciare Richelieu significa richiudere uno scrigno dopo averne esplorato i comparti nascosti. Si rientra nella Parigi di oggi con una consapevolezza diversa: che nel cuore della città esiste un luogo in cui la memoria ha il pregio, e a volte anche la delicatezza, di essere un’architettura viva, visitabile, luminosa. Un luogo dove i libri sono tesori, ma dove anche le sale, le facciate, le colonne e gli affreschi lo sono. E che, proprio per questo, rimane una delle biblioteche più belle del mondo.
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