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21 Novembre 2025

Articolo di

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Camilla Bordoni

Quella Panthère che segnò per sempre la storia di Cartier

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21 Novembre 2025

Articolo di

Camilla Bordoni
Cartier Panthère storia campagna adv

Quella Panthère che segnò per sempre la storia di Cartier

La pantera simboleggia il potere, la ferocia ma anche l’indipendenza, la sensualità, la rinascita. Nelle antiche popolazioni il suo mantello veniva indossato dai sacerdoti durante i riti, considerate le proprietà magiche e spirituali che questi gli attribuivano. Nella cultura occidentale la pantera può indicare anche una donna: libera, emancipata, audace e sinuosa. Una tra tutte? Jeanne Touissant che per Louis Cartier fu musa e collaboratrice di lunga data, oltre che l’estro dietro a numerose creazioni preziose che fecero storia e divennero il totem della maison di gioielleria.  

Ed è da qui che parte la storia della felina Panthère. Un archetipo estetico da mille e una notte, un simbolo che ha attraversato oltre un secolo adornando collane, anelli, spille e orecchini. Confermandosi come creatura-manifesto di un lusso che osa. Quello che si muove silenziosamente e con eleganza, affondando i suoi artigli nella storia della gioielleria.

Le origini della leggenda (felina)

I primi passi tuttavia risalgono al 1914. Louis Cartier infatti commissionò al disegnatore George Barbier un’illustrazione ad acquarello che sarebbe dovuta essere l’invito per una mostra di gioielli. Al centro dell’immagine una dama con ai piedi una pantera nera, un’iconografia che aveva quel che di esotico tanto in voga durante gli anni della Belle Époque, e che riscosse così tanto successo che il fondatore della maison decise di usarla anche per la sua comunicazione.

Tuttavia, è con Jeanne Toussaint che la Panthère prese effettivamente vita e iniziò a brillare di luce propria. La prima volta? Ad un evento, quando si presentò con un beauty case con sopra proprio l’animale simbolo. Dopotutto non poteva che essere lei ad iniziare un gioiello così rappresentativo. Jeanne incarnava tutto ciò che l’animale simboleggiava: indipendenza, forza silenziosa, una sensualità non addomesticata. Ma a un’altra donna fu dato il compito di potare il verbo della pantera

Nel 1948 una spilla sontuosa fu sfoggiata da Wallis Simpson, duchessa di Windsor. Su di essa l’animale tridimensionale in oro, arricchito di smalti e smeraldi taglio cabochon. Iconico, teatrale, irripetibile. Da lì in avanti, il felino divenne protagonista assoluto. Brooch, collane, bracciali e anelli presero forma come piccole sculture in miniatura. Di fatto, ogni gioiello Panthère era, ed è tuttora, un’opera d’arte. La materializzazione di un’idea… chic ovviamente!

Il mito che non smette di evolversi

Nel corso dei decenni, la Panthère Cartier è diventata più di uno statement. Dagli anni ’50 in poi, il è apparsa più volte sotto diverse forme preziose incarnando una nuova forma di emancipazione. Nonostante il prezzo proibitivo, non lo sfoggiarono più solo aristocratiche o duchesse, ma celebrities dall’appeal moderno. Questo perché Cartier seppe trasformare il mito classico in linguaggio contemporaneo, soprattutto grazie a un’estetica pubblicitaria potente che fece dell’animale un manifesto culturale e una presenza viva.

Non solo il “testimonial” di un gioiello, ma un alter ego. Nell’ultima campagna adv, per esempio, la pantera si muove attraverso scenari metropolitani supportata dalla tecnologia. Da Shibuya a Las Vegas, si fa strada con una falcata sicura e indipendente, sostenendo un dialogo visivo fatto di potenza e grazia. Il lusso d’altra parte cosa è? Di certo non è ostentazione, quanto piuttosto identità. Un essere che non è mai stato snaturalizzato nemmeno quando, in occasione dell’apertura della nuova boutique del marchio a Ginza a Tokyo, la maison ha presentato il cortometraggio animato La Panthère de Cartier (con il contributo creativo di Naoki Urasawa, ndr).

Insomma, non importa il modo in cui cambi volto, la Panthère resta fedele a se stessa. Che sia interpretata sottoforma di orologio (proprio quello che Taylor Swift si premura di far vedere al polso), di collana da mille e una notte o di chiusura affusolata di una bag, il suo magnetismo non viene meno.

Perché in fondo, la Panthère non rappresenta soltanto un gioiello. Porta una storia di libertà, di coraggio, di desiderio e a suo modo di fedeltà o non si spiegherebbe il perché il felino campeggi anche nelle adv di altre linee del marchio, come Cartier Love. La pantera è perciò lo spirito guida della casa francese, il suo daimon con abilità fuori dal normale? Probabilmente sì. Le sue capacità d’altronde sono diverse. E chissà, saranno anche i suoi occhi verdi smeraldo, ma ammettiamolo: chi rimane restio al voler l’animale al proprio fianco può beneficiare del dubbio, ma chi dice di non volerlo al proprio polso mente.

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