FOOD & BEVERAGE

15 Settembre 2025

Articolo di

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Eleonora Sergi

Coro a Orvieto: quando una chiesa diventa uno dei ristoranti più belli del mondo

FOOD & BEVERAGE

15 Settembre 2025

Articolo di

Eleonora Sergi

Coro a Orvieto: quando una chiesa diventa uno dei ristoranti più belli del mondo

In Umbria il passato trova nuove forme per raccontarsi. È il caso di Coro, ristorante nato all’interno della chiesa sconsacrata di San Giuseppe a Orvieto, che nel 2025 rappresenterà l’Italia come unico candidato nazionale al Prix Versailles, premio internazionale patrocinato da UNESCO e Nazioni Unite che ogni anno seleziona i progetti più significativi a livello di architettura e design.

Varcare la soglia di Coro significa entrare in un racconto dove l’eredità sacra dell’edificio si intreccia con un linguaggio estetico e gastronomico radicalmente contemporaneo. I nove metri di altezza, le volte a crociera, le pareti di tufo e le tracce dell’antico altare restano parte integrante dello spazio, ma vengono rilette attraverso un progetto firmato dall’architetto Giuliano Andrea Dell’Uva insieme al proprietario Raffaele Tysserand. Il risultato è un restauro che non indulge in nostalgie né cerca scenografie teatrali, ma lavora su equilibri sottili: una luce naturale che scivola lungo le superfici, contrasti calibrati tra pietra e inserti contemporanei, sequenze architettoniche che mantengono intatta la verticalità originaria.

All’interno di questo scenario prende forma un’esperienza gastronomica affidata allo chef Ronald Bukri e al direttore di sala Francesco Perali. Il loro percorso condiviso negli anni si traduce oggi in una cucina che attinge con decisione al territorio umbro, reinterpretandolo con tecniche e visioni internazionali. Ogni piatto diventa parte di una narrazione collettiva, in linea con il nome “Coro”: ingredienti, setting, atmosfera e servizio sono tutti elementi che contribuiscono a costruire un’armonia corale. Non a caso il ristorante è già stato insignito di due Forchette Gambero Rosso.

Coro non vive isolato ma dialoga con il contesto urbano in cui è inserito. All’interno dello stesso complesso architettonico si trova infatti Palazzo Petrvs, con nove suite affacciate sulla città tufacea e a pochi passi dal Duomo.

L’intreccio tra ospitalità e ristorazione crea un microcosmo dedicato al visitatore che cerca autenticità e cura del dettaglio. La chiesa sconsacrata, da luogo di culto a luogo di comunità, rinnova la propria funzione originaria trasformando il rito spirituale in rito conviviale, con la tavola come nuovo centro simbolico. È questa la cifra che il Prix Versailles 2025 ha voluto riconoscere: la capacità di mantenere in vita l’identità di uno spazio sacro attraverso un progetto che parla il linguaggio del presente. Non un maquillage superficiale, ma un intervento capace di generare un ambiente vivo, radicato nella memoria e al tempo stesso rivolto verso l’esterno.

Coro costruisce così un’esperienza dove storia e innovazione trovano finalmente un terreno comune. A Orvieto, nel cuore dell’Umbria, la tradizione non resta ferma: risuona di voci nuove.

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