STYLE

8 Maggio 2024

Articolo di

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Camilla Bordoni

I food influencer stanno diventando “fashionable”

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8 Maggio 2024

Articolo di

Camilla Bordoni
Food Influencer Fashionable Jeremy Allen White The Bear

I food influencer stanno diventando “fashionable”

Come sicuramente è capitato alla maggior parte di voi, una sera mi sono ritrovata sul divano di casa con Netflix acceso e con lo smarthphone alla mano intenta a scovare nuovi food influencer che mi proponessero qualcosa di così appetitoso da convincermi ad andare al supermercato invece che fare un delivery. Tra paste degne di hashtag #foodporn, dolcetti ipocalorici e bowl XXL, l’occhio è necessariamente caduto anche sul personal chef che avevo davanti. Quello che il telefono stava mostrando era un mix and match di cibo condito con camicette Dior, completi pajamas Ralph Lauren, blazer pastello Nanushka, gonne Tory Burch e T-shirt di Rhude. Ma da quando i cooking content creators sono così cool?

Non fraintendiamo, una categoria di contenuti non esclude l’altra ma essendo tradizionalmente abituati a vedere video ricette eseguite da gente con il grembiule o in mise normocore (per usare il vocabolario della moda) è normale chiederselo. Soprattutto se si è un millennials cresciuto a pane e Clerici ai tempi della Prova del Cuoco.

Ma cucinare con capi griffatissimi non è chiaramente solo una scelta estetica né tanto meno un modo di romanticizzare la vita di tutti i giorni e questo lo si può intuire andando a sbirciare il profilo personale dei protagonisti delle varie clip. Piuttosto ci si dovrebbe domandare se mescolare ingredienti, impastare o decorare una torta con un capo firmato non faccia parte di una studiata social strategy che miri alla riconoscibilità. Insomma, che unire food&fashion sia l’ingrediente segreto per il successo?

Food influencer e fashion influencer Q.B

Pensiamoci: Jeremy White è stato eretto a icona dal fashion system grazie a una concatenazione di eventi partita dalla serie The Bear, dove interpreta per l’appunto uno chef, e culminata con il famosissimo spot di Calvin Klein. Ora lui non era certo un food influencer, nè nella realtà tanto meno nel prodotto televisivo, tuttavia è l’espediente più (pop-)popolare che sottolinea come il crossover tra cook e fashion creator sia possibile.

Che il cibo sia un atto comunicativo ed espressione di uno status symbol tanto quanto lo sia la moda non è una novità e di certo non era necessario un dissing sul latte d’avena per dimostrarlo. Food and fashion convivono, comunicano e coesistono da sempre; lo evidenziano le innumerevoli collaborazioni dei marchi con le etichette gastronomiche ma lo sottolineano ampiamente personalità come Sophia Roe, che su Instagram sono capaci di preparare uno sformato con addosso un vestito di Cecilie Bahnsen o postare caroselli variopinti che uniscono crostate, papaveri e scarpe Jacquemus.

Condividere un format ibrido e non solo focalizzato sul mondo culinario sembra effettivamente funzionare, soprattutto se si guardano i numeri dei followers. Il “wife’s personal chef” @desmondscott per esempio vanta 1,3 milioni di fan e uno stile quite luxury, mentre @emilymariko arriva a 1,8 milioni shekerando papaye e insalate con lazy morning al profumo di Polo Ralph Lauren. E se c’è chi alterna foto di “holistic recipe” con outfit scattati allo specchio come @lilyfeedsyou, c’è poi anche chi per scelta ha un doppio profilo alla dottor Jekyll e Mr. Hyde come @annaantonje/@22anni.

Chi delle due sia più instagrammabile lo lasciamo decidere a voi. Fatto sta che in linea generale abbinare una ricetta ad un abito non è poi cosi insensato, in fin dei conti anche i cantanti studiano l’outfit in base alla canzone che portano sul palco. Quindi perché mai in questo caso dovrebbe essere diverso? E poi, cosa è un buon look se non un mix ben dosato di trend, capi e accessori? Va a vedere che i food influencer hanno più skills di una fashionista qualunque…

Food influencer: sempre più appetibili per la moda

Lo abbiamo anticipato prima, la scelta di una mise in un video non è mai casuale nemmeno quando lo sembra. Ricordiamo sempre che per i content creators in gioco non c’è solo la fama ma anche un ritorno economico. In questo specifico caso, se da una parte il food influencer può abbracciare un’immagine più “fashionable” per ricevere sempre più attenzioni, dall’altra i brand possono trovare nella sua figura un buon modo per raggiungere un target diversificato, facendo passare a budget zero anche un insieme valoriale che sui propri spazi difficilmente troverebbe il giusto posto con quel tipo di tone of voice.

I cooking moment sono ingaggianti, conviviali e, sì, anche divertenti. Sono l’occasione perfetta per la moda di non prendersi troppo sul serio, fare dei buoni product placement e distinguersi in un mercato ormai quasi saturo di contenuti. Pensare a un food influencer seduto in front row a una sfilata è possibile? Why not, d’altra parte, parafrasando Steve Jobs, mai come in questo caso il «stay hungry stay foolish» sarebbe un claim centratissimo. 

Insomma se la moda è riuscita a creare dei veri e propri club del libro nulla le vieta di realizzare anche delle classroom culinarie. Perché l’aesthetics food è appetibile non solo per noi ma anche per il fashion, che di peccati di gola ne ha già con ristoranti firmati e partnership. E comunque, sia che si tratti di griffe sia che si tratti del creators goloso di turno sul nostro telefono, la regola che vige è sempre una e sempre la stessa: anche l’occhio vuole la sua parte.

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