La Galleria Vittorio Emanuele II di Milano ha generato €75 milioni nell’ultimo anno
LIFESTYLE
24 Dicembre 2024
Articolo di
Dario SimonettiLa Galleria Vittorio Emanuele II di Milano ha generato €75 milioni nell’ultimo anno
Milano è universalmente conosciuta come la Capitale della Moda, ma questo titolo racchiude un significato molto più ampio di quanto si possa immaginare. Oltre ad essere una passerella a cielo aperto, un terreno fertile per le ultime tendenze internazionali e un polo di attrazione per i più grandi creativi al mondo, la città meneghina è la dimostrazione tangibile di come il fashion system possa rappresentare un motore economico di straordinaria potenza, in grado di generare entrate da capogiro.
Questo legame è particolarmente evidente in alcuni luoghi simbolici sotto l’ombra della Madonnina, dove il lusso non è solo un concetto estetico, ma una vera e propria forza trainante: Via Montenapoleone, riconosciuta come la via del lusso più cara al mondo, e la Galleria Vittorio Emanuele II, che con le sue boutique esclusive, ristoranti e spazi prestigiosi quest’anno ha contribuito con 75 milioni di euro al bilancio comunale, come riportato dal Corriere della Sera.
Negli ultimi anni, il peso degli affitti del “Salotto di Milano” nell’economia della città è aumentato esponenzialmente, passando dagli 8,2 milioni annui del 2007 alle cifre da capogiro odierne, garantite da un totale di 55 inquilini. Tra questi, Dior è il brand che collabora con la quota più alta: per il suo locale da 324 mq, situato su uno dei lati dell’ottagono principale e precedentemente occupato da Versace, la maison eroga 5,05 milioni annui, cifra concordata nel 2020 al termine di un’asta durata 38 rilanci.
Medaglia d’argento per Gucci, che nonostante paghi un canone da 4,5 milioni all’anno si consola con un locale da ben 798 mq, posizionato all’inizio del braccio in direzione Piazza Duomo. Terzo posto per Tiffany & Co.: la griffe statunitense contribuisce con un affitto di 3,6 milioni di euro per la boutique da 174 mq adiacente a quella di Dior, cifre che le garantiscono il primato in termini di costo al metro quadro (20.600 euro/mq).
Proseguendo troviamo poi Balenciaga e Moncler, che versano al comune di Milano 2,5 milioni annui; la maison italiana, però, occupa uno spazio da 748 mq, quasi il doppio rispetto ai 290 mq del brand francese. Situazione simile per Fendi e Loro Piana, al quinto e sesto posto della classifica: entrambi i marchi pagano cifre simili, rispettivamente 2,45 e 2,3 milioni all’anno, ma con i suoi 326 mq il primo può vantare un negozio più ampio rispetto ai 188 mq del secondo.
Al settimo posto, invece, Armani investe 1,9 milioni annui per il suo negozio da 302 mq, mentre in coda alla Top 10 Tod’s (1,8 milioni per 249 mq), Damiani (1,5 milioni per 474 mq) e Chanel (1,3 milioni per 250 mq).
Almeno per i prossimi anni, dunque, gli affittuari dei piani bassi sotto la cupola rimarranno invariati, in quanto in Comune di Milano non prevede di tenere nuove aste all’incanto almeno fino al 2030. Al contrario, sono in arrivo novità per quanto riguarda i piani alti della prestigiosa Galleria, che saranno dedicati a zone lounge e in generale al settore hospitality; a tal proposito, i primi sei lotti sono già stati assegnati lo scorso novembre, per un canone annuo pari a 2,6 milioni di euro.
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