L’arte del ramen è un atto d’amore
FOOD & BEVERAGE
26 Ottobre 2025
Articolo di
Valentina Alfarano
L’arte del ramen è un atto d’amore
In Giappone una ciotola di ramen può racchiudere un intero universo di gesti, aromi e dedizione. A Tokyo, nel quartiere di Ginza, questa arte ha trovato uno dei suoi interpreti più raffinati. Ginza Hachigou, segnalato dalla Guida Michelin con il riconoscimento Bib Gourmand per l’eccezionale rapporto qualità-prezzo, è oggi uno dei ristoranti più ambiti della capitale: soltanto settanta persone al giorno riescono a varcare la soglia del piccolo locale per assaporare il ramen di Yasushi Matsumura, chef con alle spalle oltre tre decenni di esperienza nell’alta cucina francese. Un piatto da dieci dollari che ha conquistato il mondo per la sua essenza perfetta.
Nato come cibo popolare d’origine cinese, il ramen si è diffuso in Giappone a partire dal periodo Meiji, evolvendosi rapidamente da pietanza semplice a vero simbolo nazionale. Servito nei chioschi di strada e poi nelle mense del dopoguerra, divenne il piatto del popolo, accessibile e confortante. Con il tempo, ogni regione ne ha sviluppato una variante: dal tonkotsu cremoso di Fukuoka al shoyu limpido di Tokyo, fino a diventare oggi una delle espressioni più raffinate dell’artigianalità giapponese. È una cucina fondata sulla pazienza e sulla precisione, in cui la ricerca della perfezione diventa una forma d’arte.
Ed è proprio da questa tradizione che nasce la visione di Yasushi Matsumura, uno chef capace di trasformare il ramen in un linguaggio personale: un equilibrio tra memoria e innovazione, tecnica e sentimento. Dopo trentasei anni trascorsi tra fornelli francesi e menu di fine dining, Mr. Matsumura ha deciso di ricominciare da zero, con un’idea tanto semplice quanto rivoluzionaria: rendere accessibile la bellezza del cibo d’autore. “Ramen is art”, afferma, sintetizzando una filosofia che unisce disciplina, creatività e sensibilità artigianale. Ogni mattina lo chef prepara personalmente gli ingredienti, con un’attenzione che è un vero rituale.
La sua zuppa dorata e trasparente non nasce da un brodo tradizionale, ma da un processo di estrazione lenta dei sapori di anatra, pollo, capesante e funghi shiitake, rifiniti dal gusto salino del prosciutto stagionato. Il risultato è un equilibrio puro e profondo, di rara eleganza: un consommé giapponese che riassume anni di tecnica e intuizione racchiusi nella tipica ciotola che li contiene. In alcune versioni, il piatto si arricchisce di ravioli farciti con foie gras e tartufo, in un incontro magistrale tra Oriente e Occidente.
A completare l’opera ci sono i noodles di Asakusa Kaikaro, sottili e setosi, creati appositamente per lui: non vengono arrotolati durante la lavorazione, così da mantenere una superficie liscia e un’elasticità che ricorda la pasta fresca italiana: la loro delicatezza consente al brodo di restare limpido fino all’ultimo boccone.
Nulla, in questo luogo, è lasciato al caso: la luce calda che accarezza il bancone, la musica classica che accompagna i gesti dello chef, il ritmo silenzioso del servizio che invita a gustare con tutti i sensi. La ricerca di Mr. Matsumura ha un respiro quasi spirituale: giorno dopo giorno, il suo obiettivo è capire cosa significhi davvero perfezione, e come condividerla. Nel suo ramen convivono memoria e innovazione, nostalgia e sorpresa.
E quando la zuppa dorata incontra il bianco puro della ceramica, ciò che accade è un piccolo miracolo di equilibrio e dedizione. Da Ginza Hachigou, cucinare non è mai solo nutrire, ma un gesto di cura, un dialogo silenzioso tra chi crea e chi assaggia. Ed è forse per questo che, in una città che non dorme mai, qui il tempo sembra fermarsi, giusto il tempo di scoprire che anche una ciotola può contenere l’essenza dell’amore.
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