Quella volta che Andy Warhol incontrò Giorgio Armani
STYLE
20 Ottobre 2025
Articolo di
Michela Frau
Quella volta che Andy Warhol incontrò Giorgio Armani
Fondo viola, serigrafia rosa e un tocco di Diamond Dust per conferire, qualora ce ne fosse stato bisogno, una nota ancora più glamour al ritratto di chi, già in quegli anni, incarnava l’eleganza nel mondo. Quel particolare materiale sparkling, che Andy Warhol presto sostituì con una speciale miscela di polvere di vetro – molto meno costosa, altrettanto scintillante e forse più in linea con la sua naturale tendenza alla sovversione – per Giorgio Armani non era una necessità, bensì un escamotage capace di evidenziare tutto il glamour e l’opulenza degli Anni Ottanta. Anni di cui il soggetto dell’opera fu indiscusso protagonista.
«Credo che volesse ritrarmi come un’icona. È questo che fanno i ritratti di Warhol: elevano il soggetto a icona della cultura pop che stava documentando», dichiarò Giorgio Armani a proposito del ritratto firmato dal maestro della Pop Art, oggi parte di una ricca collezione di opere d’arte battuta all’asta da Phillips in occasione di Frieze, la fiera d’arte contemporanea di Londra terminata ieri.
Complice la stima per il suo talento e la fascinazione assoluta per il mondo della moda – tanti i suoi amici appartenenti a quell’ambiente, da Yves Saint Laurent a Diana Vreeland, Diane von Fürstenberg e Gianni Versace, conosciuti negli anni in cui, agli esordi della sua carriera, fu illustratore commerciale per riviste come Harper’s Bazaar e Vogue – portarono Warhol a ritrarre quell’uomo che in America divenne grande dopo l’uscita di American Gigolo, pellicola che lo consacrò come emblema dell’eleganza italiana, rilassata e moderna, in tutto il mondo. Tanto che, di lì a poco (nel 1982), persino il Time lo immortalò sulla copertina della rivista, dal titolo eloquente: Giorgio Gorgeous Style.
Prima, però, arrivò Warhol. L’occasione si presentò nel 1981, quando entrambi presero parte a un evento organizzato a New York dal Gruppo Finanziario Tessile (GFT), azienda leader nella confezione di prêt-à-porter, con la quale, pochi anni prima (nel 1978), Armani aveva siglato un accordo di licenza che si rivelò una tappa fondamentale nella storia del Made in Italy.
Una chiara visione, dieci minuti e un incontro rapido in un corridoio bastarono al Genio della Pop Art per scattare alcune Polaroid che divennero il punto di partenza per la successiva realizzazione di una serie di ritratti (uno dei quali, oltre a quello all’asta, fa parte dell’eredità destinata a Leo Dell’Orco), capaci di cogliere lo charme, i lineamenti scolpiti e soprattutto gli occhi azzurri e penetranti del Signor Armani.
«Andy era un genio e capì subito il tratto più importante di Giorgio: gli occhi, questi occhi che avevano una luce incredibile. Giorgio era un talento visivo, e quel quadro, bellissimo, racconta la sua visione», ha dichiarato a tal proposito, in un’intervista rilasciata a la Repubblica, Daniela Morera. D’altronde lei, grande amica di Armani, nonché di Warhol, con cui collaborava come corrispondente per l’Europa di Interview, fu testimone della magia di quegli anni. Come lo è del resto quel ritratto, il cui valore stimato va dai 600 mila agli 800 mila dollari.
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