La lettera d’amore di Armani per Pantelleria
STYLE
30 Giugno 2025
Articolo di
Michela Frau
La lettera d’amore di Armani per Pantelleria
Brulla, scontrosa e rude. Tre gli aggettivi che Giorgio Armani scelse quando, intervistato da Vogue, raccontò il suo primo incontro con Pantelleria, quell’isola che nel tempo divenne il suo «altrove materializzato», fonte di ispirazione per la creatività, nonché destinazione prediletta per prendersi una pausa dalla vita caotica in città. Ora quella quiete e quei ritmi lenti che stregarono lo stilista alla fine degli anni Settanta, rivivono nei set dei due show Spring/Summer 2026 (Giorgio Armani ed Emporio Armani) tenutisi nei giorni scorsi in occasione della Milano Fashion Week.
Défilé di cui si è parlato tanto, e non solo per l’annunciata assenza dello stilista, per l’occasione sostituito dal suo fedelissimo braccio destro Leo Dell’Orco, uscito in passerella a conclusione degli show per salutare gli ospiti. Eppure, paradossalmente, la presenza di Re Giorgio è parsa più forte che mai. Nella leggerezza degli abiti, nell’impalpabilità dei tessuti ma soprattutto nell’amore per Pantelleria, espresso sia attraverso la collezioni, sia attraverso le scenografie delle sfilate.
Leggere, e al contempo imponenti, tende beige invadono il teatro che ha ospitato lo show di Emporio Armani esattamente come quelle che si muovono, accarezzate dal vento, nella veranda della dimora su Cala Gadir, acquistata dallo stilista nel 1981. Imponenti pietre vulcaniche, scandiscono invece lo spazio della location destinata al défilé di Giorgio Armani, esattamente come accade nell’immenso giardino – trasformato in oasi dallo stilista – che circonda la villa sorta su sette dammusi, le tipiche architetture in pietra lavica con tetto a cupola dell’isola, lascito del dominio arabo che si ritrova anche ai capi della collezioni.

E poi il blu. Blu pantesco in tutte le sue declinazioni, quelle del mare cristallino e del cielo privo di nuvole, o arricchito, quando si fa più scuro, di stelle. Una tonalità che nello show Giorgio Armani invade tutto, dalle camicie impalpabili ai pantaloni con pinces che scivolano fluidi, fino alle giacche simbolo dell’arte di una formalità mai rigida, che ha reso grande Armani e che oggi viene riscoperta anche dalle nuove generazioni. Arrivano poi il viola e il lilla, quello delle piante di erica e del bougainvillea che corrono nella natura incontaminata dell’isola, e si posano sulle maglie che, sottilissime, cingono il collo in un semplice gesto che ha il sapore di vacanza.

E a completare la palette dedicata al giardino, le palme intrecciate su camicie stampate, giacche e pantaloni, occasione per omaggiare l’arte tessile africana, che si ritrova anche nei capi-citazione di un’ispirazione desertica proposti per Emporio Armani. D’altronde, Pantelleria dista solo 70 chilometri dalle coste dell’Africa, il che ne ha influenzato storia, cultura e architettura. Un legame, quello con il continente, già diverse volte esplorato dallo stilista che nel 1990 disegnò i costumi per Il tè nel deserto di Bernardo Bertolucci, espresso ora attraverso capi in crêpe ruvide e lini fluidi dai colori della terra.

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