STYLE

29 Marzo 2024

Articolo di

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Camilla Bordoni

Quanto il gossip aiuta il fashion marketing?

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29 Marzo 2024

Articolo di

Camilla Bordoni
Alessandro Michele Valentino Gossip Fashion Marketing

Quanto il gossip aiuta il fashion marketing?

Chiamateli gossip, rumors o chiacchiere se preferite, ma la verità è che anche il fashion system non scampa dall’essere un po’ pettegolo. Per capirlo non serve trovarsi nel front row di una sfilata e ascoltare i commenti del vicino, né tanto meno essere invitati agli after party per poter origliare con nonchalance le confessioni degli invitati. Chiunque abbia una connessione Internet e dei social a portata di mano infatti si sarà perfettamente reso conto di quanto l’imbeccata di alcune speculazioni, apparentemente prive di fondamenta, generi hype al punto da rendere la questione in causa di per sé succulenta sulle piattaforme online. Soprattutto quando dai diretti interessati arriva in risposta un secco: «No comment».

Bando alle false credenze, la moda ha sempre flirtato con il gossip perché era ed è parte del pacchetto. Prima forse era mascherato dal titolo di “indiscrezioni di stampa” o si limitava a un passaparola più simile al gioco del telefono senza fili, ma la sostanza, vera o da fanfic, è rimasta sempre la stessa. Il fashion ha quindi un problema di dipendenza dai rumors? Il sociologo potrebbe avanzare un «puo’ darsi», la massa un «chissene frega». Dopotutto oggi, nella costante epoca del vanity (af)fair, chi non cederebbe alla frenesia del messaggino: «Ma la sai l’ultima?».

Quando il gossip è una questione di business

Di gossip ne escono tutti i giorni. Il più delle volte risultano totalmente infondati, però questo non vuol dire che siano inutili. Anzi, se azzardassimo a dire che invece le tanto vivaci voci di corridoio sono dei preziosi beta tester per le case di moda? I rumors, spoiler, non servono solo per deliziarci tra una pausa caffè e l’altra con il giusto entertainment a prova di algoritmo di Instagram. Sono nella stessa misura utili ai brand che, tramite il monitoraggio delle conversazioni e del buzz online, possono mappare e capire meglio le preferenze di tutti (e sottolineiamo tutti) i consumatori ed esperti del settore, così da rendere il prossimo passo strategico più wow e vincente possibile.

Spieghiamoci meglio e prendiamo in considerazione il perpetuo valzer dei direttori creativi, possibili, entranti ed uscenti all’interno di un determinato marchio. Ebbene di pettegolezzi in tal senso ne potremmo citare parecchi. C’è per esempio chi vedeva Nicolas Ghesquière uscire da Louis Vuitton, chi Nensi Dojaka come direttrice creativa di Blumarine a seguito del forfait di Walter Chiapponi dopo solo una collezione, oppure chi già dava per certo l’exit di Demna Gvasalia da Balenciaga. Al di là del toto moda, qui il gossip è funzionale alle griffe nella stessa misura in cui lo è un attaccante di punta nel periodo caldo del calciomercato. I focus point sono il sentiment e il gradimento dell’intero sistema moda, un apparato che si erge a imperatore e che con un pollice su o giù può svoltare il cv di uno stilista a discapito di un altro.

A questo punto la parentesi Alessandro Michele pare d’obbligo. Ricordiamo tutti quando il creativo aveva dato l’annuncio ufficiale del suo allontanamento da Gucci, ponendo così fine a un’era storica e massimalista della maison. Quel: «Ci sono momenti in cui le strade si separano in ragione delle differenti prospettive che ciascuno di noi può avere» scritto da lui sotto al suo post, aveva però dato ai più molto da dire e tanto da ipotizzare sul perché dell’addio alla maison di Kering. C’e infatti chi imputò la causa della dipartita alla sua presenza ormai troppo ingombrante per la firma, chi invece, più razionale, andò a cercare la ragione nei numeri.

Precisamente in quelli del fatturato, che nell’ultimo quarter sarebbero risultati in leggera flessione rispetto ai precedenti, motivo per cui pare che François-Henri Pinault, presidente e amministratore delegato del luxury group francese, avesse chiesto al designer un cambio stilistico. Ovvero abbandonare l’estetica concettuale in favore di una più commerciale.

A prescindere dalla motivazione, da quel momento sulla figura e sul futuro di Michele è calata un’allure mistica. Un’adorazione che a intervalli di tempo regolari lo vedeva prima alla guida di una casa di moda, come Walter Albini, Fendi, Bulgari o Givenchy, poi a capo di una propria. È facile immaginare lo tsunami che ne è seguito quando pochi giorni fa Pierpaolo Piccioli ha annunciato la sua uscita da Valentino. Oltre all’ex guida di Gucci, nella rosa dei potenziali successori spuntavano Simon Porte Jacquemus, Chiapponi, Matthieu Blazy e Dries Van Noten, anche lui fresco di dimissioni dal suo omonimo marchio.

Fino a ieri non si sapeva davvero su chi pendeva l’ago della bilancia, l’unica certezza era che dal gossip il fashion brand avrebbe potuto intuire chi risultasse avere più nomination a favore e di conseguenza decidere su chi puntare. Una scelta resa nota proprio nelle scorse ore e che tacitamente conferma le previsioni dei bookmaker. Il vincitore? Ovviamente Alessandro Michele.

Il triangolo delle bermuda: gossip, celebrity e moda

Qualche giorno fa la notizia «Phoebe Philo breaks her silence» del New York Times è rimbalzata in rete come una pallina da ping pong. Allo stesso modo, ma più vicino a noi, l’intervista di Chiara Ferragni al Corriere della Sera aveva monopolizzato l’attenzione pubblica e i social causando tra l’altro il crash del giornale su cui era uscita. Cosa suggeriscono questi due esempi? Principalmente due cose: che la nostra smania da gossip è quello che ci serve per avere qualcosa di cui (s)parlare durante il brunch domenicale. E che lo stesso gossip serve ai diretti interessati per sostenere una certa strategia di comunicazione.

Che sia intrinsecamente voluto o meno, i rumors se uniti a celebrity e alla moda danno vita a una sacra triade che è difficile da ignorare con il senno di poi. Prendiamo il caso Miley Cyrus partendo dalla canzone “Flowers” e dal suo riferimento al tradimento dell’ex marito. Nel video sfoggia ben due abiti Saint Laurent, uno dorato (si ipotizza un parallelismo con un dress indossato da Jennifer Lawrence) e un suit total black che molti hanno etichettato “della vendetta” perché ricorderebbe un completo sfoggiato dall’ex durante un red carpet. Ora, è auspicabile pensare che il “benché se ne parli” sia stato congeniale anche alla fashion house. Un’ipotesi che in realtà trova facilmente conferma se si considera che quando ai Grammy l’artista ha vinto il premio è diventata virale con la sua esibizione e con i suoi abiti griffati, raggiungendo secondo la piattaforma Lefty un miv (media impact value,ndr) stellare.

Vogliamo poi parlare di Hailey e Justin Bieber? Nonostante siano sempre sotto i riflettori, la coppia più glamour Made in Usa è stata recentemente oggetto di parecchio buzz a causa di una presunta crisi. Il punto ovviamente non è la verità sulla loro liaison, ma piuttosto il fatto che in molti siano andati a ricercare i segnali del break up nei non matchy-matchy look che sfoggiavano. Intanto però lei continua a essere considerata un’icona di stile mandando sold out tutto ciò che tocca/indossa. Lui ad essere paparazzato a vista a seguito di alcune voci che da mesi lo vedrebbero prossimo a lanciare un suo marchio streetwear, tale Skylrk (abbreviazione del suo alter ego Skylark), dopo essere stato immortalato con sneaker mai viste prima.

Insomma, la chiacchierata sul “esiste o non esiste” è deleteria ma alla fine è quella che interessa e smuove il reparto marketing delle griffe per regolare i conti. Come è successo con adidas e la sua ancora misteriosa sneaker scatola di scarpe, o con la Birkin di Hermès versione Lego, che tutti la volevamo ma che di fatto non esisteva in commercio. Come nemmeno il Pastaclava della designer Gab Bois oppure le innumerevoli custom sneaker che spuntano su Instagram.

Diciamolo, quando un rumors raggiunge le nostre orecchie non ci poniamo subito il problema se quanto sentito sia vero o meno, o non apriremmo subito quel messaggio Whatsapp con: «Non hai idea di cosa ho saputo». Perché la vera certezza che emerge dal gossip è che il fan fact è sempre più appetibile di un fact checking.

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