ART & DESIGN

28 Marzo 2023

Articolo di

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Salvatore Varriale

INSIDESIGN: Il radical pop di Gufram

ART & DESIGN

28 Marzo 2023

Articolo di

Salvatore Varriale
GUFRAM INSIDESIGN radical Pop

INSIDESIGN: Il radical pop di Gufram

L’Italia può vantare numerosi primati ed eccellenze, tra cui sicuramente Gufram, emblema del design radicale e dell’avvento della cultura POP anche nell’arredamento.

A partire dagli anni ’60, sull’onda dei movimenti d’avanguardia nati per ribellione e sovversione verso l’ordine della società e della cultura, si instillò l’idea di un design radicale. E fu sospinto proprio da quella scia rivoluzionaria il brand Gufram, che vide il suo successo proprio agli inizi del 1970. Il radical-design, o contro-design, dunque, si caratterizza per la presenza di giovani menti con un’idea ben chiara: farsi portavoce di un mondo nuovo, mettendo in discussione ciò che è stato prima, volendo così provocare le coscienze altrui.

La sua caratteristica primordiale è data dal simbolismo a cui si lega l’oggetto: nell’intento provocatorio, la feature di un prodotto poteva essere caricata di un significato fino ad allora sconosciuto, e questo diventava preponderante sulla reale funzionalità di esso. Così, il designer, il creativo, l’architetto, si poneva come portatore di una nuova verità, spesso scomoda o inaudita. In aperta contrapposizione alla formalità, al rigore e alla logica, si sono creati oggetti la cui funzionalità è stata traballante: come sedie “zoppe”, senza piedi, o tavoli “inginocchiati”, ovvero senza pieno utilizzo delle gambe.

La nascita di Gufram

Gufram è madre, e allo stesso tempo figlia, del radical design.

Charley Vezza Global Creative Orchestrator di Gufram

Charley Vezza

Global Creative Orchestrator di Gufram

Gufram nasce nel 1952, in Piemonte, da un’idea dei fratelli Gugliermetto, e negli anni ’60, proprio in virtù del periodo storico di cui si accennava, inizia il suo sperimentalismo estetico e architettonico ingaggiando architetti, artisti e creativi di sorta. Così, per la prima volta, si inizia ad utilizzare il poliuretano in schiuma, complice anche la nuova tecnica di stampaggio a freddo, per la creazione di oggetti di design del tutto innovativi, come nel caso della linea dei “Multipli“, oggetti d’arte riprodotti industrialmente in tiratura limitata.

Il primo successo arriva nel 1968, in occasione della “Triennale di Milano” dove, per la prima volta, sono state presentate al pubblico queste sedute innovative, chiamate Multipli. Acclamate dalla stampa locale, sotto la guida artistica di Giuseppe Raimondi, nel 1972 Gufram le espose anche al MoMa, successivamente acquistate e rimasti nella collezione permanente.

Dalle rivoluzioni del ’68 a noi, A$AP Rocky approved

Tra i prodotti più conosciuti, impossibile non parlare dell’appendiabiti Cactus (design Guido Drocco e Franco Mello), delle sedute Bocca (Studio 65) e della chaise-longue Pratone (Giorgio Ceretti, Pietro Derossi, Riccardo Rosso). Il Cactus è il simbolo per eccellenza di questo radicalismo ironico: giocoso, morbido, ma soprattutto unico, perché ogni buglia è fatta a mano ed è diversa dalle altre. Pezzo particolarmente apprezzato, vanta collaborazioni con Andy Warhol, Paul Smith, A$AP Rocky, e molti altri.

Delle influenze artistiche di quegli anni ne è emblema la seduta Bocca, prodotta da Studio 65, chiaramente ispirata all’opera di Dalì “Viso di Mae West utilizzabile come appartamento surrealista“. Questa seduta è apparsa anche durante una tournée di Beyoncé, e sulle copertine di numerosi magazine di moda. La produzione è esclusiva di Gufram che, in occasione dei 50 anni dell’azienda nel 2020, ha riproposto l’oggetto in inedite tonalità.

Quella volta che un Pratone arrivò a Milano

Sì, in Piazza San Fedele, in occasione della Design Week del 2021, creando un bellissimo contrasto con le architetture manieriste della piazza. Essenzialmente è una chaise-longue, ovvero una poltrona lunga con un rialzo per la testa, un po’ come quelle che usava la nobiltà dell’antica Roma. Quella di Ceretti, Derossi e Rosso, però, non ha niente a che vedere con la formalità dell'”Agrippina”.

Anticonvenzionale in termini e anche nei fatti, una seduta artificiale che vuole richiamare la morfologia di fili d’erba:

“Un oggetto per il riposo singolo e collettivo, instabile, sempre da conquistare per l’elasticità del materiale”

Presentazione del progetto – 1971

Presentazione del progetto – 1971

Derossi, architetto e designer radicale, fonda insieme a Giorgio Ceretti e Riccardo Rosso il gruppo Strum. Pratone nasce così nel 1971, e venne subito messo in produzione da Gufram, l’azienda italiana che ha fatto del radical design il suo marchio di fabbrica.
Composto da lunghi steli verdi di poliuretano espanso schiumato a freddo, è rivestito con una vernice lavabile brevettata proprio da Gufram, chiamata Guflac.

La prima cosa che ti viene in mente è rifare la natura. Cosa rifaccio? Qual è la cosa più importante della natura? È anche complessa, perché è organica, è difficile, da riprodurre. La natura la possiamo riprodurre ma la possiamo anche reinventare. E da quello è nato il Pratone.

Pietro Derossi “Superdesign”

Pietro Derossi

“Superdesign”

Anche se Pratone è stato ideato con l’intenzione di renderlo riproducibile e componibile in serie, fino a creare una distesa verde sovradimensionata all’interno della propria casa, è un progetto radicale e di anti-design, completamente opposto a tutto ciò che era presente sul mercato per i salotti borghesi degli anni ’60.

Anni luce lontana da un’idea alto-borghese di riposo, questa chaise-longue è un invito a sentirsi ancora dei piccoli fanciulli in un prato, e proprio per questo motivo dissacrante che sottosta alla sua estetica, è da molti riconosciuto come il vero momento di rottura dei formalismi, e della successiva esplosione della pop-culture nell’interior design.

Per realizzare un Pratone ci vogliono intorno alle 90 ore, per costruirlo, tagliarlo, modellarlo, stuccarlo, e infine ricoprirlo di Guflac, che rende le superfici più uniformi ed elastiche, attraverso un’accurata lavorazione per realizzare forme morbide che altrimenti sarebbero impossibili da ricoprire. Dopo la preparazione delle superfici poliuretaniche con strumenti di precisione e una prima fase di saturazione, vengono applicati a mano fino a 12 strati di Guflac.

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