STYLE

7 Giugno 2023

Articolo di

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Adele Stigliano

Da sex worker a fashion icon: Mia Khalifa e il suo rebranding

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7 Giugno 2023

Articolo di

Adele Stigliano
Marc Jacobs Mia Khalifa Heaven

Da sex worker a fashion icon: Mia Khalifa e il suo rebranding

Quante volte abbiamo pensato di cambiare lavoro, città, un’abitudine malsana, senza mai aver davvero trovato la voglia, il coraggio o semplicemente la forza per riuscirci? Per istruzioni su come cambiare la propria vita – o cosa ancora più difficile, il (pre)giudizio degli altri – chiedere a Sarah Joe Chamoun, in arte Mia Khalifa. Nata a Beirut nel 1993, si trasferisce nel 2000 negli Stati Uniti insieme alla sua famiglia e nel 2014 entra a far parte dell’industria pornografica. In due anni conquista le vette delle classifiche di video per adulti, prima di ritirarsi dalle scene nel 2016 dopo aver subito minacce di morte da organizzazioni terroristiche per aver recitato in un film indossando un hijab e aver mostrato tatuaggi in cui è scritta una frase dell’inno nazionale del Libano. 

Nel 2016 ha rilasciato un’intervista al Washington Post in cui ha dichiarato di aver recitato nella pornografia soltanto per tre mesi, che ha definito «I mesi più bassi, più tossici e più insoliti della tua vita quando avevi 21 anni».

Le sue insicurezze e l’educazione di stampo cattolico conservatore l’hanno spinta ad avventurarsi nel mondo del porno e a iper-sessualizzare il suo corpo, come fosse una ribellione: «Ero la ragazza più scura e più strana in quel posto», ha detto in un’intervista, affermando che gli atti di bullismo nei suoi confronti da parte dei compagni peggiorarono dopo gli attacchi dell’11 settembre, poiché il colore della sua pelle era legato alle persone del Medio Oriente, quindi la chiamavano «terrorista».

Chi di noi o dei nostri amici è tornato a casa con un piercing o un tatuaggio fatti di nascosto, chi ha deciso per protesta di fuggire via da casa anche solo per un pomeriggio, o tingersi i capelli di un altro colore, terrorizzando i propri genitori? Anche questa volta, per istruzioni, chiedere a Mia Khalifa: la decisione di intraprendere una carriera nell’industria pornografica non è stata condivisa dai suoi genitori, che hanno definito la sua scelta vergognosa non solo per la famiglia ma per tutto il Libano.

Ricevute le minacce di morte e lasciato il mondo hard, Mia tentava di riappropriarsi della propria vita, lavorando come contabile e assistente legale, isolata da famiglia e amici, mentre la casa di produzione per cui lavorava continuava a sponsorizzare i video dove appariva come fossero recenti, nonostante lei ne avesse chiesto più volte la rimozione: per questo motivo, nel 2020, Kia Flowers, una sua fan, ha lanciato su Change.org la petizione “Giustizia per Mia”, ottenendo nel giro di poco le 500.000 firme necessarie alla rimozione dei video.

Il timore per quello che era stato l’esordio della sua carriera ha lasciato spazio alla voglia di farsi conoscere: dopo aver smesso di recitare ha continuato a fare la cam-girl, oltre ai lavori più “comuni”, e nel 2020 ha aperto un profilo su OnlyFans. Sui suoi social gli scatti hot sono all’ordine del giorno e la sua figura ha acceso diversi dibattiti suoi lati oscuri del porno, specie quelli finanziari e sulla tutela degli attori, lontani dalla sfera pudica e dai pregiudizi relativi all’ambiente.

Il nuovo percorso di Mia Khalifa nel mondo del fashion

Oggi Mia Khalifa conta 27.8 milioni di follower su Instagram, è tra le personalità più ricercate dai brand di moda, e secondo le statiche della FW23, che studiano il rendimento degli influencer durante il fashion month, si è posizionata al quinto posto tra i personaggi più di successo. Ha tenuto un discorso all’Università di Oxford sul suo ruolo di personaggio pubblico e influencer, parlando dei limiti della privacy in ambito professionale, esprimendo in un post tutte le sue emozioni.

Diverse le polemiche, anche da parte di alcuni alunni che l’hanno ritenuta inadatta e hanno aspramente criticato il suo invito nella prestigiosa Università, a differenza di altri che l’hanno sostenuta, ammirando il coraggio che Mia ha dimostrato parlando pubblicamente del suo passato. Le polemiche hanno trovato terreno fertile anche sull’outfit, effettivamente in netto contrasto con l’ambiente ma decisamente in linea con l’essenza di chi lo indossava.

Il viaggio della trentenne nel fashion system procede in maniera spedita, esempio di un affascinante fenomeno di rebrading: è come se da un lato si volesse cancellare il passato, creare un’era «Mia-post hard» – pur sapendo che il web, e la memoria di certi amici, non dimentica nulla – come se il suo ex lavoro non fosse mai esistito; dall’altro dire invece: «lei faceva film porno, ora ha cambiato vita».

Da qui diverse strade: Mia Khalifa resterà per tutti l’ex pornostar oggi redenta influencer, o sarà semplicemente una influencer come ne è pieno il mondo dei social, senza avere pregiudizi sul suo passato? Si continuerà a stigmatizzare il mondo del porno, come fosse un ricordo di cui avere imbarazzo e perciò da dimenticare, o accetteremo che sia stato un periodo – in questo caso – della carriera di una persona, che oggi ha deciso di dedicarsi ad altro? E se invece avesse scelto di proseguire quel percorso, oggi sarebbe comunque una fashion icon?

I brand di moda queste domande, almeno apparentemente, non se le pongono, dato che fanno a gara per avere Mia Khalifa come testimonial, che siano marchi emergenti o storici, high-fashion e streetwear, tanto da farle ottenere, lo scorso anno, il premio «Emerging Influencer of the Year».

Con un Earned Media Value di 7.6 milioni di dollari, Mia è la protagonista di diverse campagne pubblicitarie: Marc Jacobs l’ha scelta per la «Heaven», scatti in cui veste gli ultimi capi della collezione genderless pensata per essere indossata da tutti e che presenta diversi item, dai cardigan stile grunge ai bustier in denim. Ha posato per Shoreditch Ski Club, nascente del marchio londinese che dopo essere esploso con la giacca imbottita Willow ha pensato a intimo e costumi da bagno sporty, alla campagna per Aries, è invitata alle FW da diversi brand come GCDS, Off-White, Diesel, Acne Studios, Moschino – e ha recentemente lanciato il suo marchio di gioielli «Sheytan», che in arabo significa «diavolo» o «spirito cattivo». 

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