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26 Settembre 2019

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Redazione

Quattro chiacchiere sullo sviluppo della cultura urban in Italia con Andrea Canziani, uno dei founder di Dropout

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26 Settembre 2019

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Quattro chiacchiere sullo sviluppo della cultura urban in Italia con Andrea Canziani, uno dei founder di Dropout

L’universo del resell in Italia ha costituito per molto tempo un grande punto interrogativo, che ha sempre trascinato dietro di sé una lunga serie di stereotipi e luoghi comuni dettati solamente dal pregiudizio, e legati alle modalità di vendita e ai prezzi maggiorati degli items.

Trasferire all’interno della nostra penisola la cultura urban nella sua interezza è stato un processo lungo e complicato, e richiederà ancora molto tempo affinché questo fenomeno venga totalmente inglobato e accettato dalla società.

Nel frattempo dobbiamo impegnarci per sostenere l’impresa locale e supportare quelli che sono indiscutibilmente i pilastri di questo movimento in Italia: Big Soup a Roma e Dropout a Milano.
Queste due realtà hanno permesso la nascita e lo sviluppo della street culture nel nostro Paese, contribuendo a “educare” i giovani appassionati e avvicinarli a questo mondo.

Perseguendo dunque questi ideali nella scalata verso il successo e l’affermazione, abbiamo deciso di scambiare quattro chiacchiere insieme ad Andrea Canziani, uno dei proprietari e gestori di Dropout a Milano, nonché grandissimo esperto e conoscitore dell’universo sneakers e streetwear.

Dropout Milano

Ciao Andrea. Insieme ad altri due ragazzi sei il proprietario di Dropout, uno dei primi resell store in Italia. A un anno di distanza dalla sua apertura, saresti in grado di tirare le prime somme, specialmente tenendo conto della grande risposta che avete ottenuto dai vostri clienti?



Ciao a tutti, volevo innanzitutto ringraziarvi per averci contattato e per l'interessamento. Prima di iniziare, mi piacerebbe far presente che il progetto Dropout si compone da più elementi, anche se di facciata risultiamo solamente in 3.

Eh già, è passato un anno e noi non possiamo che essere contenti per una serie di motivi. Abbiamo messo tutto il nostro impegno affinché il progetto desse i suoi frutti e i risultati pian piano sono arrivati. Siamo entusiasti che la gente veda in noi una realtà concreta sulla quale porre fiducia, un punto di riferimento e di incontro. Personalmente sono molto soddisfatto del nostro operato finora, consapevole che il progetto sul quale abbiamo voluto investire richieda grande impegno: per adesso abbiamo solo seminato, il tempo del raccolto è ancora lontano e la strada da percorrere molto lunga, ma le basi per fare sempre meglio ci sono.


Ti abbiamo descritto come uno dei pionieri in Italia per quanto concerne la sensibilizzazione verso l’universo urban: cosa ne pensi dell’evoluzione che questo movimento sta vivendo nella nostra penisola?



Vi ringrazio per questo appellativo, lo prendo davvero come un complimento siccome in tutto ciò che faccio sono mosso dalla passione e cerco di dare sempre il massimo.
Naturalmente, da parte mia, mantenere questi valori implica metterci sempre la faccia, che purtroppo al giorno d’oggi porta ad avere anche tanti nemici (ma vabbè, fa parte del gioco!).
In ogni caso devo ammettere che in effetti, un po’ anche a causa della mia età, sono stato uno dei primi a prendere parte a questo movimento, ormai facilmente traducibile in un business, e a tratti se vogliamo, anche a inventarlo.

Le cose sono parecchio cambiate col il tempo, e con esso le regole del gioco: in questo momento storico la passione è sempre più oscurata dal denaro.
Vedo sempre più frequentemente ragazzi che ancora prima di conoscere il modello di scarpa che verrà rilasciato, si informano sull’ipotetico valore di mercato.
I camp out sono ormai un miraggio e quei pochi che vengono organizzati non si svolgono secondo le regole: siamo davvero lontani da quelli di qualche anno fa.

Considerato tutto, questi profondi cambiamenti potrebbero anche essere ritenuti normali: se ci fermiamo a riflettere, infatti, ormai un determinato modello di scarpe può addirittura arrivare a garantire lo stipendio mensile di un operaio.


Il numero degli appassionati sta crescendo a dismisura in Italia, grazie soprattutto alla presenza di molte fonti d’informazione a riguardo. Pensi sia importante “educare” i giovani che vogliono avvicinarsi a questo mondo, anche solo attraverso una visita nel tuo negozio?



Assolutamente! Per una serie di motivi stiamo vivendo un processo di crescita esponenziale da parte degli appassionati, registrando inoltre una forte risposta da parte di tutti coloro che si avvicinano a questo mondo anche solo per curiosità.
Un altro fattore che sicuramente ha contribuito allo sviluppo di questo movimento è il settore dell'alta moda, che ormai da qualche tempo strizza l’occhio al modo dello streetwear.
Sicuramente è importante educare i giovani a proposito, soprattutto in merito ai rischi che potrebbero correre dopo essere erroneamente entrati nell’ottica che possedere l’ultima uscita debba essere una necessità impellente.
Altrettanto importante è indubbiamente informare i giovani sul mercato dei fake, evitando di sperperare il loro denaro in capi contraffatti o addirittura imitati. A tal proposito, in negozio offriamo anche un servizio di legit check.


Un’ultima domanda. Ovviamente la presenza in negozio di alcuni pezzi rari, addirittura introvabili (come le tue famosissime J1 Shattered con lo Swoosh “Reverse”), aumenta il valore e l’importanza di quest’ultimo agli occhi del pubblico. Alla luce delle tue conoscenze e soprattutto della tua esperienza, quanta distanza c’è ancora tra il mercato d’oltreoceano e il nostro? Ma soprattutto, come possiamo colmarla?



Effettivamente grazie alla presenza in negozio di alcuni importanti pezzi, possiamo ritenerci una tappa obbligatoria nell’itinerario di viaggio di appassionati e non.
Le Nike Mag, le Ari Menthol e sicuramente le Shattered Reverse, ci hanno dato una grossa mano a farci conoscere e a far parlare di noi a livello internazionale.
Pian piano la cultura urban sta prendendo piede anche qui da noi, grazie alla vicinanza dell'universo luxury a quello street, come già detto precedentemente.

Purtroppo, per una serie di motivi, restiamo ancora lontani dagli altissimi standard imposti dall'America, che rimane una sorta di paradiso per tutti noi appassionati. Nonostante ciò, posso confermare con certezza che in questi anni siamo riusciti a ridurre drasticamente il gap che fino a pochissimo tempo fa ci divideva dagli States.

Air Jordan 1 Shattered Reverse Dropout

Ringraziamo Andrea per la sua gentilezza e la sua puntualità nel rispondere alle nostre domande e vi invitiamo a fare un salto da Dropout (o in alternativa sul loro sito) non appena ne abbiate la possibilità, in quanto costituisca un grande patrimonio nazionale per questo movimento in continua espansione e crescita.







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