In un’epoca in cui le discoteche iniziano ad assomigliarsi sempre più tra loro, esistono ancora luoghi che negli anni si sono consacrati come veri e propri templi della nightlife. Il Ritual Club, in Sardegna, è indubbiamente uno di questi.

Scavato nelle rocce di Baja Sardinia, nel panorama selvaggio della Gallura a pochi minuti da Porto Cervo, questo storico club si trova a qualche chilometro dalla celebre Costa Smeralda. Sebbene non rientri ufficialmente nel perimetro del Consorzio voluto dal principe Aga Khan IV, il Ritual ne condivide lo spirito pionieristico e l’aura di esclusività. Inaugurato il 6 agosto 1970, può essere a tutti gli effetti considerato uno dei primi punti di riferimento della vita notturna sarda, nonché tra i primi esempi di club intesi non solo come luoghi di intrattenimento, ma come ambienti da vivere a 360 gradi.

Il Ritual Club nacque da un’intuizione di Andrea “Andres” Fiore, architetto e commerciante di gemme preziose nato a Parma e formatosi in Sud America; acquistato quasi “alla cieca” un terreno affacciato su Baja Sardinia, Fiore decise di trasformare quello che prima era un semplice blocco di grotte in granito in un’autentica opera d’arte. Fu così che l’iconico club prese vita, con i suoi affacci , le ringhiere in piombo, le piastrelle colorate e i tavoli in ferro.

Caratterizzato da una labirintica struttura a spirale, il Ritual è noto proprio per la sua inconfondibile scenografia, come amava chiamarla il suo fondatore. Un intreccio di passaggi, terrazze, scale e anfratti scolpiti nella pietra si sviluppa attorno al Temple — la sala principale ricavata all’interno di una grotta naturale — generando un ambiente immersivo e quasi ipnotico. Ogni elemento architettonico è concepito per dialogare con il paesaggio, al punto che l’intero complesso sembra affiorare spontaneamente dalla roccia, come parte integrante della collina su cui sorge.

In un contesto carico di suggestione — alimentata dalle leggende secondo le quali le grotte della Baja fossero un tempo teatro di pratiche misteriose — il Ritual ha saputo riscrivere le regole della nightlife. Tra le sue tante innovazioni pionieristiche, infatti, il club di Andres Fiore fu uno dei primi locali al mondo a spostare fisicamente il DJ dal suo gabbiotto isolato alla consolle posta al centro della scena, trasformandolo da semplice selezionatore musicale a protagonista assoluto della serata.

Dal 2019, inoltre, il Ritual Club ospita il ristorante Le Terrazze, con lo chef ligure Alessandro Cabona che propone un menù mediterraneo incentrato sui sapori dell’Europa Meridionale. Tra antipasti a base di orata e mango, zuppe di pesce che omaggiano la Riviera e le immancabili pietanze di tradizione sarda, la selezione gastronomica accompagna con naturalezza il passaggio dalla luce del tramonto al ritmo della notte, riscaldando l’atmosfera prima di entrare nel vivo della serata.

Oggi il Ritual continua a vivere nel rispetto della sua identità originaria grazie alla guida di Francesca Fiore, figlia di Andres, che ha raccolto l’eredità del padre nel 2003, dopo la sua prematura scomparsa. Grazie anche alla sua posizione appartata e alla naturale riservatezza che lo circonda, il Ritual Club continua ad attrarre una clientela internazionale e variegata, che oltre alla musica e al divertimento ricerca un’esperienza immersiva e autentica, lontana dalla prevedibilità dell’intrattenimento estivo.