STYLE

28 Ottobre 2025

Articolo di

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Camilla Bordoni

Quando Yves Saint Laurent inventò lo smoking da donna

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28 Ottobre 2025

Articolo di

Camilla Bordoni
Yves Saint Laurent inventa smoking donna

Quando Yves Saint Laurent inventò lo smoking da donna

C’era un’aria elettrica a Parigi nel 1966 quando Yves Saint Laurent decise che il guardaroba femminile meritava un atto di rivoluzione silenziosa. Con cosa? Uno smoking, ma pensato per lei. Non un semplice prestito dal guardaroba maschile, quindi, quanto piuttosto una conquista sartoriale che prese le regole del tuxedo e le piegò al corpo femminile. Dopotutto, se una donna poteva essere elegante in seta, perché non poteva esserlo in giacca e pantaloni?

«Sono rimasto profondamente colpito da una fotografia di Marlene Dietrich che indossava abiti da uomo. Uno smoking. Una donna vestita così deve essere al culmine della femminilità per combattere contro un costume che non è suo», disse una volta il giovane Yves. E sebbene questo capo sconvolse lo zeigeist modaiolo degli anni sessanta questo non ne fermerò il carattere audace, né tanto meno la popolarità. Un colpo di genio provocatorio dello stilista? Chissà, ma forse più un gesto semplicemente autentico per uno spirito libero come il suo, che guardava alle donne non privandole di libertà o dello spirito anticonformista.

Il seme dell’ispirazione però rimane ancora incerto; alcuni dicono che Yves sia stato influenzato dallo stile androgino della sua musa Danielle Luquet de Saint Germain, mentre altri affermano che sia stata l’uniforme personale dall’artista francese Niki de Saint Phalle. A prescindere da come siano andate le cose, è indubbio che lo smoking targato Yves aprì le porte verso un nuovo corso della moda femminile. Più incline al cross-dressing e vagamente ribelle.

Lo smoking? Butta fumo negli occhi al guardaroba di genere

C’è un motivo per cui in numerose fotografie la smoking jacket è indossata su modelle ritratte con una sigaretta in mano. Originariamente infatti questo capo nacque come veste per gli uomini da utilizzare nelle stanze fumatori, così da preservare l’abito scelto dall’odore penetrante del fumo. Questo almeno fino al 1966, perché sì: galeotta fu la collezione Pop Art autunno-inverno di Saint Laurent.

Da quel momento tutto cambiò, d’altra parte quello che, con il tempo, fece Yves Saint Laurent fu di fatto reinventare un pezzo del guardaroba trasformandolo in una bandiera di resistenza contro le costrizioni e le regole che ingabbiavano il corpo delle donne dentro a strutture socialmente accettate dagli uomini. Adattò quindi il collo, ridefinì il punto vita, alleggerì la silhouette, giocò sulle proporzioni pur restando austero. Così lo smoking diventò un archetipo.

Non stupisce il fatto che questo capo comparve nelle campagne fotografate da Helmut Newton, che fu indossato da star come Catherine Deneuve e celebrato da altri designer, anche loro giocando con quell’idea di mascolinità invertita. Sotto le mani di Anthony Vaccarello, oggi direttore creativo di casa Saint Laurent, quel codice continua a pulsare. Tanto che ogni collezione prevede una rivisitazione di quel tuxedo femminile che ormai è una dichiarazione sulle passerelle e sui red carpet dello star system.

Un urlo all’empowerment femminile

Può perciò un capo così cambiare le fashion rules? Da come sono andate le cose, noi crediamo di sì. Dopotutto rientra in quella ristretta rosa di pezzi che hanno assecondato e agevolato quella che oggi si può chiamare emancipazione femminile. Perché se per voi è normale vestire à la garconne, un tempo non lo era affatto e avreste rischiato (per esempio) di non poter entrare in un ristorante alla moda solo per una mise che non rispecchiava i canoni socialmente accettati per una donna.

Invece con Yves, grazie anche a Yves, la storia è cambiata come nel film Sliding doors. Così le donne hanno guadagnato un capo pratico e allo stesso tempo sofisticato, così i giornali hanno potuto infiammarsi con l’abito smoking bianco di Bianca Jagger al suo matrimonio.

Insomma, l’eredità di Yves Saint Laurent con lo smoking resta vivida, come un manifesto che sembra dire: «Posso avere e indossare l’autorità». Se citarvi innumerevoli donne e dirvi che anche altre maison hanno ripreso questo capo non vi è bastato, forse citarvi Sorrentino vi convincerà del tutto dell’importanza di questo fashion piece. In un’intervista presente su Variety, infatti, il regista parla della collaborazione con la casa di moda Saint Laurent in merito ai costumi e alla costruzione del personaggio protagonista della pellicola Parthenope, dove in una scena indossa proprio l’iconica giacca da smoking. Una metafora cinematografica che sottolinea il desiderio di libertà e indipendenza.

E ora che nessuno lo neghi. Yves Saint Laurent fece quella che i francesi chiamano “La révolution!” con un capo che non era (e non è) altro che ribellione elegante.

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