Può una borsa costare 8,6 milioni di euro? La risposta è sì. La prima Birkin in assoluto, quella appartenuta alla diva meno diva di sempre (da cui il modello prende il nome) e nata dall’ormai celebre incontro ad alta quota con il direttore creativo di Hermès, Jean-Louis Dumas, è stata battuta all’asta da Sotheby’s in occasione della vendita Fashion Icons, organizzata dall’auction house a conclusione del calendario haute couture parigino.

Ad accaparrarsela, grazie a un’offerta di 7 milioni – a cui vanno aggiunte le spese e le tasse per un totale di 8,6 milioni di euro – è stato un anonimo collezionista giapponese, che potrà vantarsi di aver portato a casa la borsa più costosa di sempre mai venduta all’asta (il record apparteneva a una Kelly venduta per 513.040 dollari). Né quindi la stessa Hermès, né Kim Kardashian e nemmeno Lauren Sánchez, che secondo rumors circolati in rete – smentiti dai portavoce della novella sposa di Jeff Bezos – sarebbe potuta essere per un soffio la nuova proprietaria dell’iconica borsa. C’è chi infatti la identifica come l’acquirente che avrebbe fatto l’offerta inferiore alla chiusura dell’asta.

Circa 20 i bidder che hanno avuto accesso all’evento, i quali hanno dovuto dimostrare di avere a disposizione almeno 1,6 milioni di liquidità. Con un prezzo di base fissato a un milione, l’asta è durata 13 minuti e 33 secondi. I numeri sono quindi da record, ma cosa rende speciale questa borsa? «È una dimostrazione sorprendente del potere di una leggenda e della sua capacità di accendere la passione e il desiderio dei collezionisti alla ricerca di oggetti eccezionali dalla provenienza unica», ha dichiarato Morgane Halimi, responsabile globale borse e accessori di Sotheby’s.

Oltre al fatto di essere la prima Birkin in assoluto, la borsa prototipo è diversa rispetto a tutte le altre che verranno da li in poi realizzate, e per le quali ora, è necessario munirsi di pazienza e iscriversi a una lunghissima lista d’attesa prima di riuscire ad ottenerla. Diversi i dettagli che la rendono unica: dalle proporzioni differenti alle minuterie in ottone, fino alle borchie sul fondo.

A queste poi si aggiungono le due iniziali J.B visibili nella fodera interna – che ne certificano l’originaria proprietà – e tutti i segni di usura che raccontano la lunga storia della borsa creata nel 1985, prima venduta per beneficenza dalla stessa attrice francese, poi custodita dalla collezionista parigina Catherine Benier. Ora la Birkin è pronta per volare in Giappone.