Il mercato delle sneakers riparte dai campi da tennis
FOOTWEAR
4 Agosto 2025
Articolo di
Michela Frau
Il mercato delle sneakers riparte dai campi da tennis
Gonna plissettata al polpaccio. Top a maniche corte, calze e fascia in seta. Scarpe piatte dal design minimal e dalla suola in gomma. Tutto rigorosamente bianco. Era il 1919 quando Suzanne Lenglen debuttò a Wimbledon sancendo, grazie all’incontro con Jean Patou, l’ingresso della moda nel campo da tennis.
Abbandonati gli abiti vittoriani, la tennista francese fu la prima a chiudere nel baule crinoline e corsetti, optando per una mise più leggera che assecondasse, oltre al suo estro, anche i movimenti del suo corpo. Un successo talmente grande che, sostenuto da quello sportivo, accompagnò quell’outfit anche al di fuori del triangolo di gioco. Erano gli anni Venti, e lo stile ispirato al tennis – quello che ora chiameremmo tenniscore – era di moda esattamente come lo è oggi.
Sulla scia del rinnovato interesse verso questo sport e di tutto l’immaginario che lo circonda, fatto di esclusività e stile country club, le maison negli ultimi anni hanno cavalcato l’onda stringendo partnership con i tennisti del momento e sfruttando il campo come passerella prediletta per svelare nuovi prodotti, attirare l’attenzione dei consumatori ed entrare in contatto con loro.
Gucci ha scelto Jannik Sinner, Burberry invece Jack Draper, mentre Louis Vuitton ha optato per Carlos Alcaraz e Canali ha ingaggiato Stefanos Tsitsipas. Una lista sicuramente destinata a crescere, e che si spera, per le maison del lusso, possa contribuire a risanare un’immagine messa in crisi da scandali produttivi e prezzi in continuo rialzo, facendo leva su quel senso di elitarismo di cui il tennis è naturalmente intriso. Ma il fenomeno, partito dalle griffe, ora si è esteso fino al campo delle sneakers.
Raggiunto il picco nel 2022, il mercato delle sneakers ha progressivamente rallentato la sua corsa, frenato in parte dall’incessante serie di collaborazioni, che hanno inevitabilmente segnato la fine del modello di scarsità, per anni strategia che aveva alimentato la crescita del comparto.
Una crisi dimostrata dai bilanci della maggioranza dei leader dello sportswear. Mentre adidas, grazie alla forza dei modelli retrò e alla sezione running, continua a crescere (+12% nel secondo trimestre), diversa è la situazione per Puma e Nike. Sempre nel secondo trimestre, il gruppo tedesco ha chiuso con ricavi a -8,3%, mentre il colosso di Beverthon, dopo un 2024 da dimenticare, ha archiviato l’ultimo anno fiscale (2025) concluso il 31 maggio con una flessione del 10%.
A pesare, come ha dichiarato lo stesso management dello Swoosh, è stata – oltre a una riorganizzazione della distribuzione che non ha dato i frutti sperati – la decisione di concentrarsi maggiormente sui modelli lifestyle, a discapito dell’innovazione tecnologica e della performance. Un errore ancor più significativo, se si considera che a trainare il mercato delle sneakers oggi è proprio il segmento running e quei modelli originariamente concepiti per lo sport, ora utilizzati nella vita di tutti i giorni.
Lo dimostra il successo delle Speedcat di Puma, nate inizialmente per i piloti di Formula 1, e delle Cloudventure Loewe 2, frutto della partnership tra la maison spagnola e il marchio On, che insieme reinterpretano una sneaker tecnica pensata per il trail running e le attività outdoor.
E poi i modelli New Balance x Miu Miu. Iniziata con la collezione primavera-estate 2022, la partnership tra il marchio sportivo americano e il brand del Gruppo Prada ha fatto il suo esordio anche sul campo rosso degli Internazionali di Roma, quando la tennista Coco Gauff ha indossato le Coco CG2 e le 530L (rielaborazione di un modello da running degli anni Novanta). Un caso? Assolutamente no. Come non è casuale, per Nike, la scelta di omaggiare il neoletto campione di Wimbledon Jannik Sinner (suo atleta dal 2022) con un paio di Vomero Premium gialle – emblema dell’expertise tecnologica di Nike – prima del loro debutto sul mercato, in programma per ottobre.
Sempre firmate Nike, un anno prima, erano le Air Max DNA indossate da Carlos Alcaraz – altro atleta nel suo roster – per sollevare la coppa del suo secondo Wimbledon. Insomma accantonate le collaborazioni con i rapper, ora il destino delle sneakers sembra essere nelle mani degli atleti. O meglio ancora, dei tennisti.
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