La storia della Guida Michelin: come un manuale per viaggiatori ha cambiato la ristorazione
FOOD & BEVERAGE
28 Luglio 2025
Articolo di
Dario Simonetti
La storia della Guida Michelin: come un manuale per viaggiatori ha cambiato la ristorazione
La Guida Michelin è oggi considerata quasi all’unanimità come il principale punto riferimento nel settore dell’alta ristorazione. Eppure, quando 125 anni fa l’ingegnere e imprenditore parigino André Michelin ne pubblicò la primissima edizione, difficilmente avrebbe potuto immaginare che, ad un secolo e un quarto di distanza, il suo nome sarebbe stato associato non solo agli pneumatici, ma anche alla gastronomia d’eccellenza.
Nata come uno strumento di marketing per aumentare le vendite di pneumatici dell’omonima azienda, la Guida Michelin ha attraversato epoche e confini, diffondendosi globalmente e lasciando un’impronta profonda e duratura nel panorama della ristorazione. Ma siete davvero sicuri di conoscerne la storia?
I primi anni
Alla fine dell’Ottocento, la Michelin Tyre — fondata nel 1889 dai fratelli André ed Édouard Michelin — si era già affermata come il principale fornitore di pneumatici in Francia. Tuttavia, l’automobile era ancora un mezzo relativamente nuovo e poco diffuso, e gli affari avevano bisogno di una spinta. Fu così che ai due imprenditori venne un’idea di marketing destinata a rivelarsi geniale: creare una guida per incoraggiare i viaggi in auto, aumentando così il consumo di pneumatici e di conseguenza le vendite.
Distribuita gratuitamente in Francia nel marzo del 1900, la prima edizione della Rossa — così chiamata per l’iconico colore che ne caratterizzava la copertina — si presentava come uno strumento di assistenza generale per i viaggiatori: nelle sue 400 pagine copriva infatti oltre 2000 località, contenendo istruzioni su come cambiare una ruota, un elenco dei meccanici disponibili lungo i percorsi e naturalmente le indicazioni su dove mangiare e dormire. Nel 1920, poi, la Guida iniziò ad essere venduta al prezzo di 7 franchi l’una, dopo che André Michelin notò un gommista che la utilizzava con noncuranza come sostegno per un banco di lavoro.
Col passare degli anni, la sezione dedicata alla ristorazione guadagnò sempre più spazio, fino a diventare il cuore della pubblicazione nel 1923, quando nella Guida comparvero i primi Ristoranti non d’Albergo, selezionati tra quelli che proponevano una “buona cucina”. Se inizialmente l’unico criterio di classificazione era quello legato al prezzo, assegnando da una a cinque forchette, nel 1926 venne introdotta la Stella, riservata agli indirizzi di alta cucina. Per la scala di valutazione attuale, invece, ci sarebbe stato da attendere ancora qualche anno.
Il grande cambiamento: nascono le Tre Stelle
Fu infatti tra il 1931 e il 1933 che debuttò il sistema a Tre Stelle, con la definitiva separazione tra la classificazione del prezzo e quella della qualità culinaria. Da allora, gli ispettori della Rossa — sempre in incognito — valutano i ristoranti secondo cinque criteri applicati in modo uniforme a livello internazionale: qualità delle materie prime, padronanza delle tecniche di cucina, armonia dei sapori, personalità dello chef espressa attraverso i piatti e costanza nel tempo e tra le diverse portate.
Il significato delle Stelle, negli anni, è rimasto invariato: una Stella indica una cucina di qualità, che “merita una sosta”; due Stelle segnalano una cucina eccellente, “che merita una deviazione”; tre Stelle, infine, contraddistinguono una cucina eccezionale, “che giustifica il viaggio”.
La Guida Michelin arriva in Italia
Nel secondo dopoguerra, la Guida Michelin iniziò a diffondersi in tutta Europa, arrivando finalmente in Italia nel 1956. La prima selezione italiana, diretta da Piero Antolini, era però limitata al Nord dello Stivale, come suggerito dal sottotitolo “Dalle Alpi a Siena”, ma già con l’edizione del 1957 la copertura si estese includendo anche il Sud del Belpaese. Nel 1969 arrivarono le prime due Stelle, insignite a dieci ristoranti, mentre 15 anni dopo, nel 1986, Gualtiero Marchesi scrisse la storia della ristorazione italiana, conquistando per primo le prestigiose tre Stelle grazie al successo del suo locale in via Bonvesin de la Riva, a Milano.
Gualtiero Marchesi
Negli anni successivi, il numero di ristoranti premiati è cresciuto costantemente, accompagnando l’evoluzione della ristorazione nazionale e contribuendo a codificarne l’eccellenza. Oggi, l’Italia è uno dei Paesi con il maggior numero di ristoranti stellati al mondo, secondo solo alla Francia: sono infatti 393 i locali premiati con almeno un sigillo nell’edizione 2025, di cui ben 14 vantano il massimo riconoscimento.
L’espansione globale
Dagli anni Duemila, poi, la Rossa ha ampliato il suo raggio di influenza ben oltre il Vecchio Continente, raggiungendo l’America del Nord nel 2005, l’Asia nel 2007 e il Sud America nel 2023. A livello globale, l’edizione 2025 della Guida conta 3074 ristoranti insigniti di una Stella, 506 decorati con due Stelle e 157 che vantano le ambite tre Stelle.
Non solo Stelle: gli altri riconoscimenti
Oggi, la Guida Michelin non si limita più a valutare esclusivamente la cucina, ma tiene conto anche di altri aspetti legati all’esperienza gastronomica e all’accoglienza. Tra i riconoscimenti più recenti c’è la Stella Verde, introdotta nel 2020. che segnala i ristoranti impegnati in pratiche sostenibili e responsabili. Il Bib Gourmand, istituito nel 1997, premia invece le insegne che offrono una cucina di qualità a prezzi contenuti. Dal 2024, la Rossa ha inoltre esteso il proprio sistema di valutazione al mondo dell’hotellerie con le Chiavi Michelin, attribuite alle strutture che si distinguono per personalità, qualità del servizio e valore dell’esperienza complessiva.
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