STYLE

3 Gennaio 2025

Articolo di

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Camilla Bordoni

Cambiano le guide allo stile, ma cosa dobbiamo aspettarci dall’Instagram dei brand?

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3 Gennaio 2025

Articolo di

Camilla Bordoni
Instagram brand guida stile moda
Courtesy of Bottega Veneta

Cambiano le guide allo stile, ma cosa dobbiamo aspettarci dall’Instagram dei brand?

Ma se i direttori creativi cambiano, cosa succederà ai profili Instagram dei brand? Perdonate il dubbio amletico ma dopo che Blazy è stato confermato come guida di Chanel in noi questa domanda è nata spontaneamente. Sappiamo che il fashion system vive di evoluzione e rivoluzione, tuttavia nell’ultimo anno nessuno può negare che il carosello dei designer e dei loro giri di poltrona abbia toccato il culmine.

Dai nuovi ingressi e debutti, fino agli addii definitivi, la moda nel 2024 è stata scossa da cambiamenti profondi che non riguardano solo le passerelle ma anche il business, l’universo digitale e, last but not least, la communication strategy dove il canale preferito è quello dei social. D’altra parte qui tutti concorderanno che è soprattutto sui profili Instagram dei marchi che si scrive la narrazione più immediata e accessibile al pubblico.

Su uno spazio dove a ben vedere si può aumentare l’engagement del proprio target, accrescendo magari anche il numero dei partecipanti della community. E quindi cambiare direttore creativo cosa significa? Vuol dire attivare un effetto a catena che porta le maison a ridefinire il tono, l’estetica e persino il linguaggio con cui si rivolgono ai follower. Insomma può voler significare, per esempio, che una signature come Bottega Veneta riapra finalmente un proprio IG profile?

Chanel con Matthieu Blazy, Bottega Veneta con Louise Trotter

Partendo dal presupposto che Instagram è ormai il primo punto di contatto con il pubblico globale, un cambio al vertice della direzione creativa vede inevitabilmente anche un aggiornamento stilistico dell’immagine comunicativa online. Prendiamo Bottega Veneta: durante il mandato di Daniel Lee, il brand aveva cancellato i propri account con la spiegazione controversa del “non sparire dai social ma usarli in maniera differente, lasciando agli altri la narrazione del marchio”. Una no-social strategy a tutti gli effetti che onestamente ha funzionato, facendosi forza della pagina fan @newbottega e solo successivamente anche dall’IG personale dell’ultimo ex direttore creativo Matthieu Blazy che, nella sua bacheca, condivideva ampiamente lo stile uber cool della trama intrecciata e il design posh minimale della griffe.

Ma ora che Louise Trotter è al timone del marchio di Kering cosa possiamo aspettarci? E cosa attendere invece dall’Ig di Chanel ora che è Blazy ad avere le redini? Per quanto riguarda Bottega Veneta le opzioni potrebbero essere auspicabilmente due: o si continuerà con questo approccio, o si procederà alla creazione di un nuovo profilo che, salvo eccezioni, potrebbe riflettere i codici fondanti del marchio nella misura di Trotter, che comunque segue sui social una linea più “commerciale” che personale.

Invece per la maison della doppia C, dopo l’era Viard, in cui si è mantenuto un profilo Ig fedele ai codici classici della casa, Blazy potrebbe portare un soffio di contemporaneità in modo da ridefinire non il dna ma la voce del marchio con l’obiettivo di farsi sentire dalla nuova generazione (come a suo tempo e secondo il suo metodo aveva fatto Karl Lagerfeld). Cosa vedremo perciò? Forse tutto e forse niente. Ma su una cosa vogliamo scommettere: sull’esaltazione dell’iconico matelasse. Dopotutto Blazy ha una certa dimestichezza con le trame…

Valentino: il profilo IG segue il Vangelo secondo Alessandro Michele

Quando Pierpaolo Piccioli lasciò Valentino fu un colpo. Quando Alessandro Michele accolse il passaggio di testimone generò un buzz mediatico incredibile. Il profilo Instagram del marchio di Mayhoola for Investment, era ovvio, virò già con la prima collezione ufficiale della nuova guida allo stile verso un’impronta più “bold”, come meno product placement in favore di una narrazione più sottesa (lo potete constatare voi stessi, dal momento che nessun post è stato cancellato dall’uscita e l’entrata degli stilisti, ndr).

Forse è ancora troppo presto per vedere testi poetici e le collaborazioni artistiche con i Michele’s friends campeggiare sull’IG della griffe (come in precedenza è stato da Gucci), ma di certo nessuno si stupirebbe nel vederle anche se filtrate dalla lente della V.

Considerato quindi il breve periodo intercorso dall’inizio del mandato del designer, è precoce avanzare altresì uno pseudo-giudizio sul mood grafico-comunicativo della casa soprattutto perché rispetto a una bacheca rimasta “fedele a sé stessa” è ovvio che ci siano dei presupposti differenti. Tuttavia di un aspetto siate pur certi: in futuro su @maisonvalentino vedrete Jarred Leto, vedrete Ghali e quasi sicuramente ammirerete dei custom addosso ai Coma Cose durante Sanremo.

Quindi come possono cambiare i profili Instagram dei brand?

Ormai lo abbiamo capito: gli account IG dei brand non sono solo album fotografici di campagne patinate, ma spazi di narrazione e interazione. Il pubblico, specialmente la Gen Z, si aspetta uno storytelling ingaggiante e a tratti interattivo. Con il cambio di un direttore creativo, una maison non può limitarsi ad intraprendere una svolta di immagine, ma deve essere preparata a riscrivere un intero vocabolario visivo cercando di trasmettere continuità e innovazione al tempo stesso.

Insomma, mentre la moda continua ad autoalimentarsi con il gossip e a giocare con gli stilisti quasi come fossero pedine su una scacchiera, noi, il target, i fan, la community, restiamo voyeur. Semplici spettatori occupati a scrollare e a giudicare, perennemente ansiosi di vedere cosa accadrà nel prossimo capitolo di questi feed glamour. Che poi migliorino o peggiorino siate voi a deciderlo, dopotutto è una questione di punti di vista.

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