STYLE

4 Febbraio 2025

Articolo di

string(15) "Camilla Bordoni"
Camilla Bordoni

Quanto è importante sapere chi decide cosa indossano le celebrity sul red carpet e perché?

STYLE

4 Febbraio 2025

Articolo di

Camilla Bordoni
Charli XCX GRAMMYs 2025 Red Carpet celebrity
Recording Academy / GRAMMYs

Quanto è importante sapere chi decide cosa indossano le celebrity sul red carpet e perché?

Dopo i Golden Globes, è accaduto un fatto peculiare: Timothée Chalamet vestito di tutto punto Martine Rose con gioielli Cartier ha sfilato in bici (una lime, ndr) sul red carpet della première londinese di A Complete Unknown. Un episodio che di certo non ha interrotto l’evento ma ha almeno sdrammatizzato la sacralità del momento facendoci a ben vendere dimenticare tutto il business che si nasconde sotto il tappeto rosso.

Considerando ormai rotta l’antica e innocente credenza che le stars si scelgano gli abiti da soli in occasione degli eventi pubblici, è sotto gli occhi di tutti che il rapporto tra moda, celebs e brand sia diventato un’economia a sé stante che trasforma un look in un intricato sistema di accordi commerciali, collaborazioni e strategie di marketing.

Non è un mistero che le maison investano milioni per vestirsi di gloria, ça va sans dire, attraverso l’immagine del vip, consapevoli che anche un solo scatto può trasformarli in un’ossessione globale e/o rafforzare la loro presenza online e non. Ma come si arriva a vedere una determinata firma addosso al personaggio di turno? Chi decide cosa indosserà una star? Pur comprendendo un addendo fondamentale, ovvero lo stylist, la risposta potrebbe essere meno romantica e sicuramente più calcolatoria di quanto immaginiate.

Giochi di alleanze: tra stylist e brand chi tira i fili?

Diciamo subito che gli stylist sono delle figure fondamentali quando si tratta di costruire un look per una qualsivoglia kermesse. Questi professionisti, oggi più visibili al pubblico rispetto al passato, costruiscono intere idee e storie narrative attorno alle star che vestono, influenzandone talvolta pure il loro successo mediatico. Ma non ci soffermeremo su questo aspetto, questa volta vogliamo capire quanto le loro scelte o le opzioni di abiti che mostrano ai clienti siano completamente libere. È vero che a prescindere dietro a ogni proposta c’è un lavoro di networking, ma è esatto anche dire che molte volte c’è più una liaison diplomatica con le firme, che cercano visibilità (pagata) in cambio di una o più parate addosso alle celebrità.

Tra stylist e brand chi ci guadagna? Forse entrambi. Il punto è trovare il giusto ritmo di questa danza strategica, un perfetto equilibrio in cui l’abilità e l’arte del vestire si scontrano con la politica blasonata del ritorno economico, senza ovviamente compromettere o stravolgere l’immagine che il vip vuole trasmettere. Se infatti da un lato gli accordi con i marchi possono influenzare la decisione finale, dall’altro sono gli stylist a garantire che il look sia coerente con il personaggio pubblico. Perché vendere un’idea potrebbe non essere lo scopo principale ma deve comunque apparire come tale, soprattutto quando di mezzo ci sono cifre da capogiro.

Per esempio, in un articolo pubblicato da Fashion Network, la veterana delle pubbliche relazioni di lusso e co-fondatrice dell’agenzia di branding Wilyfoxx, Karen Duffy, sostiene che i marchi investano moltissimo nel giro dei red carpet, stimando un budget che può arrivare tranquillamente sopra i 200 mila dollari solo per la produzione, spedizione, promozione e assicurazione legale. Cifra poi che si gonfia ulteriormente se si aggiunge il compenso della celeb griffata e dello stylist personale. D’altra parte un abito giusto può essere la scelta win-win per tutte le parti in gioco, perché in fondo è vero che la pubblicità è l’anima del commercio.

Il business dietro agli eventi

Un look bello può essere anche strategico? Assolutamente sì. Abbiamo anticipato l’esistenza di accordi sostanziosi tra case di moda e attrici, cantanti o persino influencer. Tuttavia c’è anche un altro aspetto che bisogna considerare se si prende in esame il business del circolo degli eventi. Quando un volto noto partecipa a una kermesse o viene paparazzato nel suo quotidiano, quello che indossa passa sempre e indiscutibilmente sotto il radar dei social e quello che succede online può valere di milioni. È in questo contesto che entra in gioco il tanto temuto MIV (Media Impact Value), ovvero uno standard di misurazione che consente ai marchi di assegnare un valore monetario a ogni post o articolo, quantificando l’impatto e le prestazioni.

Per capire meglio, secondo una ricerca condotta dalla piattaforma Launchmetrics per la testata The Hollywood reporter, ai Golden Globes di quest’anno la fashion house Louis Vuitton vestendo star del calibro di Zendaya, Emma Stone, Cynthia Erivo, Tadanobu Asano o Hwang Dong-hyuk (il creatore di Squid game, ndr) ha raccolto la bellezza di 14,9 milioni di dollari in Miv, mentre Gucci e Armani si sono piazzati rispettivamente al secondo e al terzo posto con 9,2 e 8,8 milioni.

Cifre significative che diventano sbalorditive andando ancora più nello specifico se solo prendete in considerazione l’abito sfoggiato dalla star di Challenger, che nel suo custom dress ha toccato la quota di 8,7 milioni di dollari in miv, quasi doppiano Ariana Grande in Givenchy (4,8 milioni).

Insomma è chiaro che ogni dettaglio, dal colore del vestito al designer scelto, è pensato per generare una conversazione. Inoltre, in una dichiarazione rilasciata a Fashion Network, la cmo di Launchmetrics Alison Bringé ha specificato infatti l’importanza del posizionamento del marchio: «Gli eventi sul red carpet sono momenti di massimo glamour e visibilità diffusa, quindi offrono l’occasione ai marchi per generare più consapevolezza, piuttosto che concentrarsi esclusivamente sulla promozione delle vendite. L’interesse del pubblico nel seguire le apparizioni delle loro star preferite crea un’opportunità per i brand di allinearsi strategicamente con la narrazione culturale, rafforzando la loro credibilità».

Oltre che generare parecchio hype e buzz, aggiungiamo. Una consapevolezza, quest’ultima che porta a considerare l’arte del vestirsi un vero e proprio circolo economico in grado di monetizzare conseguentemente l’abito, la griffe, la persona e il lavoro dell’entourage a seguito. «Non credo che né io né Charli siamo ciechi sul fatto che dobbiamo capitalizzare (l’essere) al nostro apice», ha di fatto confessato a Vogue Chris Horan, che si occupa dello styling di Charli XCX.

Solo all’apparenza sono bei vestiti

Mentre il pubblico si perde nella magia del glamour di festival, eventi, apparizioni street-style studiate e red carpet blasonati, dietro le quinte si combatte sempre una partita silenziosa ma potente, fatta di asset commerciali, alleanze personali e mosse di marketing impeccabili. Un esempio sotto i vostri occhi può essere il successo raggiunto da Tamara Ralph con il suo marchio co-fondato di alta moda Ralph & Russo, che grazie all’endorsement progressivo di star come Angelina Jolie, Blake Lively e Florence Pugh è diventato super richiesto.

Oppure la febbre da Schiaparelli che ha dilagato tra lo zeitgeist modaiolo di attrici&co per molto tempo, tanto che ora, come dichiarato da Daniel Roseberry a Vogue Business, sembra addirittura aver cambiato il modo in cui un look couture viene venduto ai clienti con esclusività (e di conseguenza non più “sfruttabile“ per la stampa). «L’alta moda è diventata così richiesta che prima dello spettacolo mi siedo con il team stampa e seleziono circa cinque o sette look che sono stati embargati dai clienti».

@dragosmih Guests at @schiaparelli Haute Couture Spring/Summer 2025 🎥 for @thefrontrowparis #pfw #schiaparelli #hautecouture #styleinspo #hautecoutureweek ♬ original sound – Dragos Mihai

Quindi sì, è importante sapere chi decide cosa indossano le celebs e perché. Ma forse, ancor prima, è necessario capire l’impatto e il giro economico che c’è dietro. D’altronde, anche se a volte ingannano, nel mondo della moda le apparenze contano e mai come in questo caso sono sinonimo di successo.

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