Con il suo arredamento brutalista, minimal e dal carattere industriale, la residenza parigina di Rick Owens è ormai diventata ampiamente conosciuta sia ai fan dello stilista californiano che agli addetti ai lavori, in quanto sede delle più recenti sfilate di presentazione delle collezioni firmate dal creativo.

Tuttavia, nonostante il designer statunitense sia rinomato per la sua quasi totale dedizione all’impronta estetica che lo contraddistingue, ci sono volte in cui perfino un personaggio come lui ha bisogno di ritirarsi e di immergersi in un ambiente dal carattere diametralmente opposto, in questo caso rappresentato dalla sua austera abitazione di Venezia.

Da sempre innamorato della Serenissima, che ha descritto come “la più impratica, magica e leggendaria città di sempre”, nel 2014 Rick Owens ha infatti deciso di acquistare un attico nel capoluogo veneto, a pochi isolati di distanza dall’Hotel Excelsior dove con la moglie aveva già risieduto diverse volte, per trasformarlo in una fortezza formale in cui raccogliere le idee.

Le piastrelle turchesi anni Settanta che rivestivano precedentemente il pavimento sono dunque state rimpiazzate con lastre di marmo travertino, stesso materiale utilizzato per ricoprire completamente le pareti. Dichiaratamente ispirato al celebre “Le Cabanon” di Le Corbusier, l’aspetto rigoroso dell’appartamento è poi garantito dall’arredamento a blocchi, e trova la sua massima espressione nei servizi igienici in marmo nero a forma di trono che caratterizzano il bagno.

L’estetica da “castello di Superman”, termine utilizzato dalla moglie del designer, Ms. Lamy, in un’intervista a Mr. Porter, prosegue con i muri full-mirror della palestra e con la presenza di diversi busti Futuristi, movimento al quale Owens ha affermato di essere sempre stato attratto per via della sua matrice “utopistica”.

Ad impreziosire ulteriormente la dimora interviene poi una spettacolare terrazza a 360 gradi, anch’essa in marmo, con vista sulla Laguna di Venezia e sulla città stessa.

L’appartamento risulta dunque perfettamente in armonia con il resto del panorama urbano, mantenendo comunque il filo conduttore con lo stile minimalista che caratterizza tutto ciò che lo stilista tocca. L’integrazione con la comunità circostante era infatti un punto focale per la visione dell’artista, con quest’ultimo che ha infatti dichiarato che “sarebbe stato sciocco fare qualcosa di eccessivamente teatrale, qualcosa di ‘distrutto’ e brutalista”.